mercoledì 11 maggio 2011

Costi standard. Fazio: “Con l'e-health criteri di Riparto più accurati”


Fascicolo sanitario elettronico, ricette online, telemedicina e informatizzazione delle Asl. Secondo il ministro della Salute sono questi strumenti che permetteranno, in futuro, di “avere dati più dettagliati del quadro epidemiologico nazionale su cui stabilire criteri di Riparto del Fsn sempre più equi”.

10 MAG - “Fino a qualche anno fa, dal punto di vista dell’informatizzazione in sanità, eravamo agli ultimi posti in Europa, ma in tre anni abbiamo fatto grossi passi in avanti e ora siamo ai primi posti anche sotto questo aspetto”. Lo ha detto il ministro della Salute Ferruccio Fazio, intervenuto oggi al Forum Pa in corso a Roma, all’interno del convegno “Federalismo e costi standard: il caso della sanità”. “Su tutto il territorio nazionale – ha proseguito il ministro - grazie alla collaborazione tra il nostro ministero e quello della Pubblica amministrazione e Innovazione, ci stiamo avviando ad essere tra i primi in Europa anche per ciò che riguarda l’e-health”. E proprio dall’adozione di misure quali il fascicolo sanitario elettronico, le ricette online, la telemedicina e l’informatizzazione delle Asl, potranno in un prossimo futuro venire dei “sempre più precisi criteri di ripartizione per il Fondo sanitario nazionale”. Perché questi mezzi, ha precisato il ministro, “ci permetteranno di avere un quadro epidemiologico nazionale più completo e dettagliato, grazie al quale ottenere criteri di riparto maggiormente equi”.
A margine dell’incontro il ministro ha infine commentato l’andamento “soddisfacente” dei Piani di rientro di Lazio, Sicilia e Abruzzo. “Ci sono alcune Regioni che stanno dimostrando di procedere secondo i Piani di rientro: Lazio e Sicilia sono sicuramente tra queste, così come sta andando bene anche l'Abruzzo”. “Il nostro obiettivo per le Regioni in deficit – ha concluso Fazio – non è tanto l’individuazione del ‘costo secco’, quanto piuttosto spingere ad importare le buone pratiche, al fine di migliorare la qualità delle prestazioni e di conseguenza ridurre gli sprechi”.

mercoledì 4 maggio 2011

Cartelle cliniche elettroniche e cloud computing. Così la sanità investe nell'innovazione tecnologica


Cartelle cliniche elettroniche, cloud computing, gestione amministrativa. Sono alcune tra le voci di spesa per l'informatica e le telecomunicazioni nella sanità italiana: nel 2010 gli investimenti hanno raggiunto un valore stimato di 920 milioni di euro. Domina il settore pubblico con le aziende sanitarie locali (Asl) e le aziende ospedaliere (Ao): insieme generano il 79% dell'impegno economico nelle ict per la salute. Seguono gli ospedali privati con il 15% e gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) con il 6 per cento. È la fotografia che emerge dallo studio "Osservatorio ict in sanità" coordinato dalla School of management del Politecnico di Milano.
Sono quattro le principali frontiere che nei prossimi tre anni richiameranno il maggiore
incremento relativo degli investimenti da parte delle strutture sanitarie, secondo le previsioni dei chief information officer intervistati per lo studio: registreranno un aumento la fatturazione elettronica (139%), il cloud computing (112%), la conservazione sostitutiva (112%) e la medicina sul territorio unita con l'assistenza domiciliare (73%). Avanzeranno anche ambiti ormai considerati strategici come la cartella clinica elettronica e la gestione amministrativa.
L'innovazione ha radici nelle esperienze e nelle esigenze locali. L'azienda ospedaliero-universitaria San Giovanni Battista di Torino, per esempio, ha ricevuto un premio al Politecnico di Milano per il progetto di assistenza radiologica a domicilio iniziato quattro anni fa: un'unità mobile permette di eseguire gli esami nelle vicinanze dell'abitazione dei pazienti, poi i referti vengono inviati attraverso una connessione in banda larga al reparto di radiologia e analizzati in ospedale.
L'"Osservatorio ict in sanità" mostra anche il divario lungo la penisola. Le strutture del Nord
concentrano il 79% degli investimenti più elevati e includono quasi tutte le organizzazioni che
possono permettersi budget per l'informatica e le telecomunicazioni superiore ai 2,5 milioni di euro.
La spesa pubblica sanitaria incontra la soddisfazione dei pazienti soprattutto in Liguria, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige. Ultime per impegno economico e valutazione da parte dell'utenza sono la Puglia e la Sicilia. Invece la spesa media in ict per i cittadini ammonta a 21 euro pro capite al Nord e 9 euro per ogni persona nel Mezzogiorno e nelle isole.

(fonte: Il Sole 24 Ore)

Sanità, in Italia la spesa IT non decolla


L'Osservatorio Ict del Polimi rileva una concentrazione di investimenti al Nord (21 euro pro-capite) a fronte di un Sud che spende solo 9 euro per abitante: "Risorse insufficienti e lontane dalla media Ue. All'e-health serve una governance a più livelli istituzionali"
Ammonta a 920 milioni di euro il budget complessivo in tecnologie dell’informazione e della comunicazione delle strutture sanitarie italiane pubbliche e private, concentrato nel 79% dei casi tra le strutture del Nord, dove si registra una spesa Ict pro capite di 21 euro, contro i soli 9 euro per abitante nel Sud e nelle Isole. A dirlo la Ricerca dell'Osservatorio Ict in Sanità, presentata oggi presso l'Aula Carlo de Carli del Politecnico di Milano in occasione del convegno “Ict in Sanità: l'innovazione in cerca di autore” promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, con il contributo dell’Ict Institute del Politecnico di Milano e in collaborazione con Senaf/Exposanità.

Il report stima che gli investimenti sono destinati ad aumentare nei prossimi 3 anni, anche se il risultato sarà ancora ampiamente insufficiente. Il rapporto tra budget Ict e spesa complessiva aziendale infatti si attesta su un valore medio di circa l’1%, quota ancora lontana dai target europei. Mentre la volontà di fare innovazione in Sanità si scontra spesso con una governance frammentata e inefficace che insabbia nella dialettica di troppi decisori i buoni propositi e i piani di cambiamento.

Si allarga il divario tra chi spende poco e chi spende molto: cresce sia la percentuale di strutture sanitarie che destinano all'Ict oltre 2,5 milioni di euro sia quella delle strutture con budget inferiore al milione. Le aziende ad alto budget sono quasi tutte concentrate nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, mentre quelle a basso budget sono per oltre il 50% al Centro, al Sud e nelle Isole.

L’analisi punta a dimostrare come l’innovazione permetta di ottenere benefici sull'efficacia dell’assistenza al paziente, sul governo dei processi, sull'efficienza e la razionalizzazione della spesa e sulla qualità del servizio percepito dal cittadino: “L’investimento in tecnologie dell’Ict oggi rappresenta, più che un’opportunità, una strada obbligata – dice Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Ict in Sanità -. L’Ict rappresenta in Sanità una leva chiave per raggiungere contemporaneamente obiettivi di efficacia, efficienza e di miglioramento della qualità”.

In Italia però il contributo positivo dell’innovazione tecnologica sui processi e sull’organizzazione delle strutture sanitarie non è ancora pienamente compreso e sfruttato. “Le ragioni di questo gap sono molteplici – prosegue Corso –. C'è sicuramente la limitatezza delle risorse economiche investite, ma anche la debolezza del ruolo assegnato ai chief information officer con la conseguente mancanza di una governance unitaria degli sviluppi Ict a livello aziendale. C'è poi la carenza di competenze interne alla Direzione Ict delle singole strutture e la visione locale con la quale vengono pianificati e gestiti gli investimenti, insieme all’incapacità di fare sistema promuovendo lo sviluppo e il riuso di best practice”.
Per quanto riguarda la concentrazione degli investimenti la maggior parte del budget nazionale è concentrato nel settore pubblico: quasi metà (48%) è collocato nelle Asl e un terzo (31%) nelle aziende ospedaliere. Seguono gli ospedali privati con il 15% e gli Irccs con il 6%.
Nella ricerca emerge una chiara polarizzazione tra alta e bassa capacità di spesa. Rispetto al 2010, nel 2011 sono passate dal 43 al 46% le strutture sanitarie con un budget Ict al di sotto di 1 milione di euro e dal 37 al 40% quelle che dispongono di oltre 2,5 milioni di euro.

Le strutture sanitarie ad alto budget Ict nell'83% dei casi sono concentrate nel Nord Italia, solo l'11% nel Centro e il 6% nel Sud e Isole.
Il confronto nelle diverse regioni italiane tra efficienza, misurata in termini di spesa pubblica sanitaria pro capite, e qualità dei servizi, misurata in termini di soddisfazione dei cittadini, mostra inoltre come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte siano caratterizzate al tempo stesso da elevata qualità percepita e bassi costi per il cittadino, mentre al contrario regioni come Lazio e Molise siano caratterizzate da elevati costi per il cittadino e scarsa qualità dei servizi. È possibile quindi dividere le regioni italiane in quattro categorie:
- Virtuose: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Hanno già livelli elevati di budget Ict, ma dovranno continuare a investire in Ict per garantire un’innovazione sostenibile del sistema sanitario;
- Poco virtuose: Lazio e Molise. L’ICT, oggi molto poco sfruttata, deve essere utilizzata per abilitare una trasformazione radicale del sistema sanitario;
- Alta qualità e alti costi: Trentino Alto Adige, Friuli, Valle d’Aosta e Liguria. L’innovazione Ict deve servire per migliorare l’efficienza e porre i costi sotto controllo;
- Bassi costi e bassa qualità del servizio: le altre regioni. L'innovazione in ICT deve migliorare l’efficacia e la qualità percepita.

Gli ambiti “strategici”, con alta maturità e per cui sono previsti ulteriori investimenti nei prossimi tre anni, per gli investimenti Ict in Sanità sono soprattutto la cartella clinica elettronica (Cce), la gestione amministrativa e i sistemi di integrazione con il fascicolo sanitario elettronico. Sono da considerare invece ambiti “consolidati” la gestione delle risorse umane e i sistemi di business intelligence, per cui si sono raggiunti alti livelli di maturità ma non si prevedono per il futuro ulteriori investimenti rilevanti.

Al contrario, la gestione informatizzata dei farmaci e il supporto alla relazione con il paziente sono ambiti “emergenti”: non hanno ancora raggiunto un notevole sviluppo ma si prevedono elevati investimenti per il futuro. Infine, sono ancora marginali nella prospettiva delle strutture sanitarie i sistemi di clinical governance, la conservazione sostitutiva, la medicina sul territorio e la fatturazione elettronica, per i quali sono bassi sia la maturità attuale che gli investimenti previsti.

La volontà di fare innovazione in Sanità si scontra però in Italia con la presenza di una governance frammentata e spesso inefficace. La responsabilità della gestione della Sanità in Italia è infatti suddivisa in una rete a più livelli di attori autonomi, i cui comportamenti si influenzano reciprocamente. Capita spesso, così, che un’innovazione possibile non trovi applicazione a causa della mancanza di un “autore” che dal punto di vista organizzativo prenda l’iniziativa, assumendosi oneri e responsabilità.

“La ricerca evidenzia la necessità di una governance condivisa - conclude Corso – capace di incentivare e favorire sia il coinvolgimento verso i livelli più bassi sia la disponibilità verso quelli più alti, insieme alla collaborazione con gli attori dello stesso livello. Bisogna evitare di perdere altro tempo nell’attesa di un intervento provvidenziale, una sorta di ‘deus ex machina’ che possa intervenire dall’alto e ristabilire il corretto equilibrio tra le parti – conclude Corso -. Ciascuno, dalleiIstituzioni nazionali e sovranazionali alle Regioni, alle strutture sanitarie, fino ai singoli operatori della Sanità, deve impegnarsi al proprio livello a giocare il ruolo che gli compete in un sistema che per sopravvivere è condannato a innovare. Senza uno sforzo concreto da parte di tutti questi attori per una governance condivisa, l’innovazione Ict in Sanità rischia di rimanere per sempre in cerca d’autore”. (F.M.)

martedì 12 aprile 2011

Il cancro “neonato”: a Milano la “scatola magica” per vederlo e battere sul tempo il tumore.

/siemens/en_GLOBAL/gg_mr_FBAs/images/option_images/Applications/TIMCT_Oncology/01_FLASH_2D_pc_wholeBODY_ign.gif

di Riccardo Galli

MILANO – “Se preso in tempo lo si può curare…”. Una frase, quasi un mantra, che si può sentire in più o meno tutte le conversazioni che abbiano come oggetto il cancro. Ci vorrebbe però una magia, la classica palla di vetro, per prenderlo in tempo. E’ infatti proprio questa, il tempo, la chiave per sconfiggere il “grande killer”, il tumore. Ma la macchina in questione, “la scatola magica” come viene definita, esiste. Ed è anche già stata usata. L’hanno inventata allo Ieo di Milano, l’istituto fondato da Umberto Veronesi.
Curare il cancro è difficile se non impossibile, ma batterlo sul tempo si può fare. Su questo scommette e su questo lavora Veronesi insieme allo staff dell’Istituto Europeo di Oncologia: mettere a punto una macchina e una serie di esami che permettano di “vedere” il cancro neonato in modo da poterlo sconfiggere. Il più è stato fatto, si tratta ora di perfezionare la “scatola magica” e renderla meno costosa. Ma la strada è tracciata.
“In oncologia la diagnostica è la carta vincente”, spiega Veronesi, che ha fatto di questa certezza la regola prima del suo Ieo ( Istituto Europeo di Oncologia, tra i centri più attrezzati per la cura del cancro al mondo). Recentemente sono stati pubblicati risultati sull’efficacia di uno screening su pazienti a rischio di tumore al polmone utilizzando la Tac a basso dosaggio radioattivo. I risultati hanno indicato che il 72% dei tumori diagnosticati ai pazienti sottoposti a screening era al primo stadio, mentre chi ricorreva allo specialista dopo aver accusato i sintomi, aveva solo il 16% di chance individuare al malattia al medesimo livello. Si tratta di risultati importanti, tenendo conto che i pazienti con tumore al primo stadio, dopo cinque anni di cura, hanno l’89% di possibilità di sopravvivere.
Forti di questi dati e della certezza che per battere il cancro bisogna puntare sulla diagnostica, i ricercatori dello Ieo si sono messi al lavoro su un progetto che permettesse di scovare non solo il cancro al polmone, ma anche tutti gli altri. E per farlo sono partiti dalle tecniche e dalle tecnologie già esistenti, e non puntando su una nuova fantascientifica macchina ancora da inventare. Oggi la Tac è tra gli strumenti più usati per la diagnostica del cancro, ha però dei limiti, come le radiazioni che non permettono di utilizzarla per uno screening completo del corpo umano. Va bene per pazienti a rischio e per lavorare su organi specifici. Non ha di questi problemi la risonanza magnetica, che discrimina i tessuti del corpo e genera immagini biomediche senza sottoporre il paziente a rischio di radiazioni, ma anche questa tecnica ha uno svantaggio se si pensa in termini di screening totale del corpo umano: il tempo necessario per i risultati degli esami è tanto. Troppo. E se le radiazioni della tac rendono questo strumento inutilizzabile per uno screening su larga scala, bisognava allora puntare sulla riduzione dei tempi necessari per la risonanza magnetica e, in questo senso, sono stati fatti passi in avanti con il “TimCT Oncology” della Siemens, sistema di risonanza magnetica che acquisisce immagini in tempi brevi. Ma la velocità d’acquisizione non è tutto. Un’immagine può non essere perfetta, ci possono essere anomali nei tessuti anche di origine non tumorale, come fare a riconoscere i veri tumori neonati? Il team di Veronesi ha risposto a questo questito ricorrendo alla Dwi (Diffusion-weighted imaging), una tecnica che permette di analizzare la diffusione dei liquidi nel corpo umano. Inizialmente, la Dwi, era stata pensata per localizzare le aree danneggiate dopo un ictus, oggi è adottata anche in ambito oncologico. Allo Ieo, la risonanza con TimCT Oncology affiancata alla Dwi ha permesso di svolgere screening sul corpo umano senza rischio di radiazioni e in tempi relativamente brevi. L’incrocio delle due tecniche, e l’impiego delle nuove macchine, ha consentito di mettere a punto una procedura per scovare i tumori appena nati.
La procedura sviluppata allo Ieo – e che secondo Giuseppe Petralia, responsabile della risonanza, è pronta per essere testata in studi di grandi dimensioni – permette di individuare le formazioni tumorali in tutto il corpo, senza radiazioni dannose per l’organismo, grazie a un particolare utilizzo della risonanza magnetica. E’ il primo passo verso una “magic box” anti-cancro che integri diverse tecnologie per una diagnosi non invasiva. Un primo passo che già è stato provato su alcuni pazienti e che ha dato ottimi risultati. Il procedimento, spiegato in parole povere, anzi poverissime, è quello di fotografare il corpo dei pazienti con la risonanza “veloce”, corpo tutto intero e non solo un organo specifico. Analizzarlo poi con la tecnica Dwi, cioè studiare i fluidi che si muovono nel nostro corpo e che possono segnalare anche il tumore più piccolo, e poi intervenire. Intervenire in modi e forme diverse a seconda dei casi, farmacologicamente, chirurgicamente, con laser o ultrasuoni, ma intervenire con un immenso vantaggio di tempo che nella lotta contro il cancro è sinonimo di maggiori possibilità di successo.
Questo nuovo screening, oggi, allo Ieo, necessita di 45 minuti di tempo. Sembra poco ma non lo è. Se gli studi su larga scala confermeranno la validità di questo tipo di analisi, bisognerà sveltirla ed economicizzarla ulteriormente. Ad oggi il costo di questo esame si aggira sui 1500 euro. Il dato economico e temporale lo rendono ottimo per i pazienti a rischio, ma difficilmente utilizzabile per uno screening continuo di tutta la popolazione. Limiti certo, ma la scatola magica esiste e, per usare le parole di Veronesi: “eliminare il cancro non si può, si può però renderlo inoffensivo”.

(fonte: Blitz)

Ricetta digitale, la Fimmg: "Sperimentazione flop"


L'associazione dei medici di famiglia lancia l'allarme: in Campania e Piemonte un quarto dei medici coinvolti nei test non ha inviato nemmeno una prescrizione elettronica. Mancano software e linee Adsl
Viaggia con il freno a mano tirato la macchina della ricetta medica elettronica. Il nuovo sistema delle ricette online stenta infatti a decollare. Nelle due regioni coinvolte nella sperimentazione - Piemonte e Campania - lo scenario che emerge è a tinte fosche: circa un quarto dei medici coinvolti nel progetto non ha inviato neanche una ricetta online; il 10%, occasionalmente, solo qualche report giornaliero e il restante 65% ha compilato in tutto 3-4 ricette elettroniche.

A scattare la fotografia sullo stato della sperimentazione della ricetta online è Silvestro Scotti, vicesegretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), che senza mezzi termini afferma: “Questa sperimentazione è stata un flop, sia in Campania che in Piemonte. Al momento l'intero impianto è improponibile”. Eppure il 5 marzo scorso in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze che stabilisce la chiusura della fase di sperimentazione e fissa i tempi di avvio del nuovo sistema. E anche il ministro della Pubblica amministrazione e innovazione, Renato Brunetta, si è mostrato ottimista in tal senso: “Entro l'anno penso che la ricetta online diventi realtà”, ha più volte dichiarato recentemente. Ma le cose - secondo i camici bianchi - stanno in un altro modo. “Il sistema - spiega Scotti - è macchinoso e pieno di falle. E inoltre ai medici mancano gli strumenti idonei per operare: linea adsl, software, eccetera”.

L'avvio del sistema - con l'eccezione della Lombardia, dove la ricetta online è una realtà già da qualche anno - prevede un inizio scaglionato da Regione a Regione. La prima a partire è stata il primo aprile scorso la Valle d'Aosta, seguirà l'Emilia Romagna il 1 maggio, poi Abruzzo, Campania, Molise, Piemonte e Provincia autonoma di Bolzano il 1 luglio, Calabria e Liguria il 1 settembre e Basilicata dal 1 ottobre, mentre resta da calendarizzare l'avvio a regime per le altre Regioni. Una volta che il sistema sarà entrato definitivamente a regime, il paziente potrà recarsi in farmacia con la tessera sanitaria e un codice attribuito alla ricetta in modo che il farmacista, collegandosi al sistema, possa leggere la prescrizione.

La ricetta elettronica, partendo dallo studio del medico che la compila, arriverà online alla Regione e al ministero dell'Economia, favorendo così il controllo sulle prescrizioni e sulla spesa. L'innovazione dovrebbe infatti garantire un taglio del 30% della spesa farmaceutica. Si prevede un risparmio attorno ai 2 miliardi di euro all'anno. Alla luce dei fatti, però, ci vorrà del tempo per mandare in soffitta la ricetta cartacea. Nonostante i vantaggi previsti dall'introduzione del nuovo sistema, e nonostante il decreto preveda delle sanzioni per i medici inadempienti. “A differenza di quanto previsto per i certificati di malattia online - sottolinea Scotti - qui la sanzione è amministrativa. È prevista una penale di 1,20 euro lordi l'anno a paziente. Quindi se un medico ha mille pazienti può al massimo arrivare a pagare una sanzione di 1.200 euro lordi l'anno. Ma solo se verrà dimostrata la sua responsabilità, cioè solo se la Regione di competenza gli avrà prima fornito tutti i fattori di produzione (linea Internet, software)”.

Oltre al ministero dell'Economia e della Finanze, che ha la competenza primaria in materia di ricetta elettronica, in questa partita gioca un ruolo anche il ministero della Pubblica amministrazione e innovazione. “Più che altro - spiegano dal ministero - noi fungiamo da promotori del sistema, soprattutto nel passaggio dalla sperimentazione all'avvio a regime. Stiamo provando a dare un impulso e un'accelerata all'impianto. Ma dal punto di vista dell'attuazione risponde il ministero di via XX settembre». Da Palazzo Vidoni non sembrano troppo sorpresi, ma neanche preoccupati, dal risultato della sperimentazione. «Abbiamo già visto con i certificati di malattia online - sottolineano - che finché non si parte davvero il sistema mostra lacune: “quando si inizia a fare sul serio tutto si aggiusta e i problemi si risolvono”. Una teoria confermata dai risultati raccolti in Valle d'Aosta, prima regione - il primo aprile scorso - a partire con la ricetta online con buoni risultati: il 62% dei medici valdostani spedisce la ricetta online senza problemi; il 35% con qualche difficoltà; mentre solo il 4% non è riuscito a spedire neanche una ricetta.

martedì 5 aprile 2011

Trasmissione ricette, per Brunetta è tutto «a regime»


Entro il 2011 sarà avviato il processo di dematerializzazione e di digitalizzazione della ricetta. E l'invio mensile dei dati delle ricette dai medici alle Regioni e da queste al ministero dell'Economia «è ormai a regime». Questo lo stato dell'arte della Sanità elettronica secondo il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, impegnato mercoledì scorso a Montecitorio nel rito parlamentare del question time. Su invito di una deputata della Lega Nord, Brunetta ha fatto il punto sull'e-health: «I progetti già avviati di concerto con le regioni» ha detto il Ministro «riguardano la connessione in rete di tutti i medici di Mg e pediatri di libera scelta, la digitalizzazione del ciclo prescrittivo, la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico e la realizzazione di una rete di Centri unici di prenotazione che consentano ai cittadini di prenotare le prestazioni Ssn su tutto il territorio nazionale». Per quanto concerne le prescrizioni (per farmaci e prestazioni) e i certificati di malattia, l'intenzione del governo è quella di proseguire nel percorso di transizione dalla carta al digitale «sia attraverso disposizioni normative da inserire nel decreto legge sullo sviluppo di prossima definizione, sia attraverso atti amministrativi e iniziative progettuali in corso di attuazione». La trasmissione delle ricette da parte dei Mmg, ha aggiunto il Ministro, è ormai a regime ed entro il 2011 «sarà avviata l'introduzione della ricetta in formato elettronico che sostituirà quella cartacea».

(fonte: doctor33)

martedì 29 marzo 2011

Fascicolo sanitario elettronico: in fase di decollo?


Marianna Castelluccio

Ad adottarlo, per ora, solo 5 regioni italiane. Intanto la Conferenza Stato-Regioni, il 10 febbraio scorso, ha approvato le linee guida nazionali. Ne parliamo in altro articolo. Obiettivo: colmare il gap. Ma resta lo scoglio della discrezionalità regionale. Se ne è parlato di recente nel seminario su “La qualità nel Fascicolo sanitario elettronico personale”, svoltosi al Politecnico di Milano, promosso dal Dipartimento di Bioingegneria.

Era gennaio 2009 quando il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, presentava il Piano quadriennale di e-government 2012. Tra gli obiettivi quello di implementare l’alfabetizzazione informatica e digitalizzare la Pa attraverso l’erogazione di servizi online. Un programma di svecchiamento del rapporto cittadini-governo, applicato anche alla sanità attraverso il progetto di e-health: per garantire la salute pubblica e offrire servizi evoluti, in ambito medico, attraverso la rete Internet.

Oggi, a distanza di 2 anni, quello che si registra a livello di e-gov ed e-health, è il divario tra le diverse regioni italiane. Sono ancora poche, e collocate soprattutto nel centro-nord, le realtà virtuose. Nell’ambito della salute, solo poche regioni come la Lombardia, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Campania, la Toscana, le Marche e la Sardegna, hanno avviato, a vario titolo, attività progettuali per l’applicazione dell’ICT (Information and Communication Technology) alla sanità e alla medicina. Si tratta di programmi per l’implementazione di servizi quali la telemedicina, le certificazioni e le prescrizioni digitali, le prenotazioni online, i fascicoli sanitari elettronici.
Per colmare il gap presente sul territorio, il governo si è deciso a intervenire con azioni mirate all’accelerazione del processo di digitalizzazione. Lo scorso 10 febbraio, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le Linee guida, proposte dal Ministero della Salute, per una omogenea progettazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) su base nazionale ed europea.

Che cos’è ed a che cosa serve il FSE?

E' una vera e propria carta d’identità sanitaria, in grado di migliorare l’assistenza del paziente e di garantire un intervento rapido ed efficace in caso di emergenze, ovunque il cittadino si trovi. Il Fascicolo Sanitario Elettronico è realizzato dalle singole Regioni e Province Autonome, previo consenso della persona interessata. Contiene dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario, che riguardano eventi clinici presenti e trascorsi. Una volta attivato, e fino a indicazione contraria del paziente, il FSE copre l’intera vita del malato, riportando continui aggiornamenti, inseriti di volta in volta dai soggetti (nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale e dei servizi socio-sanitari regionali) che prendono in cura l’assistito.

Utile nelle urgenze

In caso di emergenza, il FSE permette agli operatori sanitari di inquadrare immediatamente il paziente. Questo perché il documento, attraverso un profilo sanitario sintetico (detto anche patient summary), riassume la storia clinica della persona e la sua situazione corrente. La presenza di un set predefinito di dati clinici significativi agevola e accelera l’elaborazione della diagnosi e l’eventuale prescrizione di cure farmacologiche adeguate. Lo scopo del “documento sintetico” è favorire la continuità di cura e ottenere un rapido inquadramento del paziente, proprio nel momento di un contatto non predeterminato quale può essere una situazione di emergenza e di pronto soccorso.
Qualche esempio di dati contenuti nel patient summary? Le generalità del paziente. I dati del medico curante. I dati di eventuali persone da contattare, nel caso il soggetto soccorso sia un minore o persona incapace di intendere e volere. Il gruppo sanguigno. Eventuali intolleranze, allergie, reazioni avverse ai farmaci. Problemi di salute rilevanti e terapie in corso. Vaccinazioni. Protesi, impianti, ausilii.

Come si accede

Il Fse è personale e privato. Possono accedervi solo gli operatori sanitari autorizzati e il paziente. L’accesso, così come accade per tutti i servizi erogati in rete dalle Pa per i quali sia necessaria l’autenticazione informatica, avviene tramite la carta d’identità elettronica (Cie) o la carta nazionale dei servizi (Cns). Tuttavia, l’accesso può essere consentito anche attraverso strumenti di autenticazione forte, come le smart card rilasciate da certificatori accreditati, o debole, come userid e password, o ancora tramite altre soluzioni purché siano rispettate le misure minime di sicurezza contenute nel decreto legislativo 196 del 30 giugno 2003.

Documenti indispensabili e integrativi

Il FSE è costituito da un nucleo minimo di documenti indispensabili e da documenti integrativi opzionali. Sono documenti indispensabili: i referti, i verbali del pronto soccorso, le lettere di dimissione, il profilo sanitario sintetico. Questi elementi devono essere resi disponibili a livello regionale, al fine di garantire all’assistito il diritto alla cura, anche in caso di eventuali cambi di residenza da una regione all’altra. I documenti integrativi sono: le prescrizioni (specialistiche, farmaceutiche, ecc.), le cartelle cliniche di ricovero (ordinario e day hospital), i bilanci di salute, l’assistenza domiciliare (con scheda, programma e cartella clinica), i piani terapeutici, l’erogazione di farmaci, i certificati, l’assistenza residenziale. Si chiamano integrativi perché sono scelti e inseriti nel Fse liberamente dalle singole Regioni e Province autonome, in base al livello di maturazione del processo di digitalizzazione o delle politiche territoriali in atto.

Esiste un taccuino personale

Si tratta di una sezione interamente riservata al paziente. Qui il titolare del Fse può inserire dati e appuntare orari e giorni di eventuali visite. È una sorta di diario sanitario. Contiene: dati e informazioni personali riguardanti ad esempio il nucleo familiare, l’attività sportiva svolta; file di documenti sanitari quali, ad esempio, referti rilasciati da strutture non convenzionate, referti archiviati in casa; un diario degli eventi rilevanti (visite, esami diagnostici, misurazioni di parametri di monitoraggio); promemoria per i controlli medici periodici. In questo modo il paziente può arricchire il Fse di informazioni che descrivono il proprio stato di salute, anche se questo tipo di dati e documenti risulteranno “non certificati”.

Contiene la dichiarazione sulla donazione di organi

Il FSE mette a disposizione del cittadino uno spazio per esprimere la propria posizione riguardo la donazione di organi e tessuti. Grazie a questa funzionalità, il paziente può, in maniera autonoma o tramite il proprio medico curante, indicare la volontà di donare o meno organi e tessuti, così come previsto dalla legge 91 dell’1 aprile 1999 e dal decreto ministeriale dell’8 aprile 2000. L’informativa garantisce la facoltà di variazione in ogni momento.

Di FSE si è parlato nel seminario di approfondimento “La qualità nel Fascicolo sanitario elettronico personale” tenuto il 17 e 18 febbraio scorso, al Politecnico di Milano, dal dipartimento di bioingegneria (www.sanitadigitale.polimi.it). A presiedere l’incontro il Prof. Francesco Pinciroli, Professore ordinario di bioingegneria al Politecnico di Milano e Honorary visiting professor at the City University of London. A lui abbiamo rivolto qualche domanda.

Il FSE rientra nell’ambito dello sviluppo di una sanità centrata sul cittadino. Perché?

Perché migliora l’efficienza del servizio sanitario e semplifica l’esercizio del diritto alla salute. Una raccolta corretta e più esauriente possibile dei dati clinici del paziente agevola la pratica medica quotidiana e la gestione clinica del malato, oltre a garantire un corretto iter delle prestazioni fornite dal sistema sanitario. In un quadro di ammodernamento della sanità, il FSE risulta uno strumento indispensabile. Da un lato, assicura la focalizzazione sulle evidenze del malato, monitorate di volta in volta da professionisti esperti. Dall’altro favorisce la continuità, anche su lunghe durate temporali, dell’osservazione e dell’assistenza del paziente.

E' possibile che il documento entri a pieno regime entro il 2012 come previsto dal Governo?

Le presentazioni di modelli di Fse e le “esperienze sul campo” riportate, durante il seminario, dai diversi operatori sanitari, non aiutano a crederci. Rilevanti rimangono, tuttavia, i mezzi disponibili agli assessorati regionali e al governo centrale per una concreta implementazione del documento. È necessario valorizzare le risorse e attingere alle competenze, che ci sono.

L’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei?

Rispetto alle situazioni britannica e francese, presentate al seminario, non ravviso distanze significative. In questo momento, a livello europeo, è forse la realtà tedesca a vivere una situazione di “ritardo” tecnologico-sanitario, relativo al FSE, a servizio del paziente.

Ci sono esempi di regioni italiane virtuose?

Sì, si trovano soprattutto al nord. Penso alla Lombardia, alla Toscana, all’Emilia Romagna, al Friuli Venezia Giulia, alla Sardegna. Piccoli passi si stanno facendo anche in realtà come la Campania, la Puglia, la Sicilia. Quello che si registra oggi, a livello nazionale, è uno sviluppo disomogeneo, seppur comprensibile. Il Servizio sanitario nazionale è articolato su tre differenti livelli di autonomia politico-istituzionale che comprendono Stato, Regioni e Aziende locali. Questo alimenta la discrezionalità. A scapito del diritto all’uniformità di trattamento sanitario su tutto il territorio nazionale. Non dimentichiamo che nel nostro Paese l’assistenza sanitaria deve essere riconosciuta di diritto e non, come invece accade in nord America, solo se si è titolari di un contratto di assicurazione. Il compito delle istituzioni è perciò controllare, per quanto possibile, le discrezionalità locali e creare modelli di riferimento sovra regionali, come può essere quello di un FSE unico.

Il premio Nobel per l’economia John Forbes Nash dice che «l'efficacia di un’azione è massima se è vantaggiosa per il singolo e per il gruppo». Cosa garantisce il Fse al paziente e cosa invece al sistema sanitario?

I vantaggi sono molteplici e riguardano migliori livelli di cura e assistenza per i malati, con una riduzione sensibile dell’errore umano, e calo della spesa per il sistema sanitario. Il FSE aiuta i cittadini a creare un promemoria per uso personale. Permette ai medici di famiglia sia di monitorare al meglio lo stato di salute dei propri assistiti, sia di conoscere, dal punto di vista sanitario e socio-sanitario, nuovi pazienti, che hanno ad esempio deciso di cambiare il proprio medico curante. Il documento facilita il “passaggio” di referti tra medici specialisti o l’invio di comunicazioni, come può essere una lettera di dimissioni, che l’ospedale indirizza al medico di famiglia. Può inoltre sostituire la cartella clinica cartacea, consentendo il “passaggio di consegne” in corsia tra colleghi, ad esempio al cambio di turno. Può facilitare, in caso di urgenze, il lavoro dei medici del pronto soccorso. Ed è in grado di monitorare i costi dei trattamenti ricevuti dal singolo paziente o di quelli erogati dal medico.

Il fascicolo sanitario elettronico tutela la privacy dei cittadini?

Sì. Dall’istante in cui il cittadino chiede la creazione del proprio Fse, al momento in cui decide di cancellarlo dagli archivi regionali. Alla costituzione del FSE, il paziente sottoscrive un’informativa, così come previsto dal dlgs 196 del 2003, che garantisce un trattamento dei dati personali improntato sui principi di correttezza, liceità, trasparenza e tutela sia della riservatezza, sia dei diritti individuali. Il Fse si adatta alla libera volontà del titolare, che con il proprio consenso ha facoltà di: permettere o meno la costituzione del proprio FSE; far confluire in esso, in modo parziale o completo, i dati relativi al suo stato di salute pregresso e/o attuale; esercitare il potere di controllo su chi può accedere al fascicolo, fissando anche un filtro sui gruppi di informazioni visualizzabili. Tutte queste scelte sono modificabili in qualsiasi momento. È importante però che la persona riconosca la rilevanza del Fse e di una sua organizzazione dettagliata. Il documento, per essere realmente efficace, deve essere in grado di documentare l’intera storia sanitaria dell’assistito, mediante la raccolta di una nutrita quantità di informazioni, ai fini del miglioramento del processo di cura.

E' realizzabile un FSE unico a livello europeo?

E' auspicabile. E le difficoltà, come si potrebbe erroneamente pensare, non sono legate tanto alla lingua, quanto a un appropriato riconoscimento del documento. Il FSE deve trovare un’adeguata collocazione, oggi ancora assente, nei bandi del ministero della Salute o del ministero dell’Università e della Ricerca.

martedì 22 marzo 2011

e-Health Conference 2011


La terza edizione della eHealth Conference si svolgerà a Roma il 14 aprile 2011. Lo scopo del convegno è quello di esaminare, attraverso l’analisi dello stato dei progetti inseriti nel Piano dell’Innovazione Digitale, la situazione attuale della sanità elettronica. Verrà posto l’accento sui servizi digitali al cittadino, seguendo in particolare due filoni: il cittadino e le pratiche facili (certificati e prescrizioni, linee guida dei CUP, referti online, pagamenti ticket, richieste online alla ASL, modulistica e istruzioni); il cittadino responsabile della propria salute (i nuovi strumenti digitali, l'infrastruttura di comunicazione, i modelli organizzativi innovativi). Verranno illustrate le iniziative nazionali ed interregionali relative al fascicolo Sanitario elettronico, alla telemedicina, alla conservazione digitale dei documenti, fornendo un panorama dell’attuale quadro normativo.
TEMI DEL CONVEGNO
L'INNOVAZIONE DIGITALE IN SANITA'
Iniziative istituzionali in materia di sanità elettronica, Il Piano e-Gov 2012, Il sistema informativo sanitario, Panorama nazionale, Il processo di innovazione e il trattamento dei dati personali in ambito sanitario

SOTTOSCRIZIONE DEI DOCUMENTI INFORMATICI IN SANITA'
L’identità digitale e la sicurezza in sanità, Strumenti per l’identità digitale per cittadini (CIE, CNS, Tessera Sanitaria, CRS), Casella elettronica unificata del cittadino, Firma digitale, PEC e CEC-PAC, Strumenti di autenticazione certa, Scenari di standardizzazione

IL CITTADINO IN RETE
Il Centro Unico di Prenotazione (CUP), Invio telematico dei certificati di malattia, Ricetta digitale, Fascicolo Sanitario Elettronico, Referti online, Pagamenti ticket online, La telemedicina e i sistemi di assistenza domestica

DEMATERIALIZZAZIONE DEI DATI SANITARI E PRIVACY
Le iniziative istituzionali sulla dematerializzazione e sul FSE, La conservazione digitale dei documenti, Standard e Certificazione, Il quadro normativo e tutela della riservatezza.

Il successo delle due precedenti edizioni, che hanno registrato complessivamente oltre 1.000 iscritti, ha definitivamente consacrato l’evento quale appuntamento formativo imprescindibile per gli operatori della sanità elettronica.
Gratuità riservate al visitatore: Accesso alla manifestazione, Coffee point disponibile tutta la giornata, pranzo alle 13.00 e attestato di partecipazione.

(fonte: eHealthForum)

mercoledì 16 febbraio 2011

Fazio vuole le Web-farmacie. Federfarma: "Prima la ricetta online"


Il ministro della Salute: "L'Italia porti davanti alla Ue una soluzione condivisa anche dagli addetti ai lavori". Ma l'associazione frena: "Prima lavorare sulle prescrizioni mediche digitali"
Aumentano in Italia i rischi connessi alla distribuzione farmaceutica nonostante la rete del nostro Paese venga considerata una delle più sicure. Contribuisce a questo incremento soprattutto il web: in media, dei farmaci commercializzati online, uno su due è contraffatto. Questo l’argomento principale affrontato nel corso del Convegno “Contraffazione ed e-commerce farmaceutico” tenutosi questa mattina al Senato e promosso dall’Associazione parlamentare per la tutela e prevenzione del diritto alla prevenzioni.

“Il nostro Paese – ha sottolineato il ministro della Salute Fazio – è quello che più tempestivamente ha affrontato il problema della contraffazione dei medicinali e quello che più velocemente lo ha risolto: oggi solo lo 0,1 % dei farmaci che circola in Italia sfugge ai canali legali di vendita. La rete Impact Italia, istituita dal Ministero insieme con l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia italiana del farmaco sta lavorando bene, ma occorre metterla a sistema“.

Nel corso dell’intervento il ministro si è poi soffermato sul tema delle farmacie online attualmente all’attenzione della Commissione Europea. “L’Italia – ha precisato Fazio – deve portare in Europa una sua posizione condivisa anche dalle categorie, non possiamo essere latitanti su questo. Se continuiamo a fare un’operazione di blocco – ha continuato il ministro – dovremo lo stesso gestire il problema, perché l’Europa deciderà comunque” . La richiesta è dunque di apertura del dibattito e la proposta avanzata da Fazio è di arrivare, in futuro, al controllo delle vendite on line da parte delle farmacie.

“L’associazione - risponde la presidente di Federfarma Annarosa Racca - è aperta al confronto, anche all’ipotesi che la farmacia possa occuparsi della vendita a distanza di medicinali, sempre e solo su ricetta medica, ma su questo tema si dovrà lavorare molto. Infatti non è ancora non è passata la prescrizione online, quindi c’è molto da discutere su questo tema” (Silvia De Luca)

venerdì 11 febbraio 2011

Approvate le linee guida per il fascicolo sanitario elettronico: sarà realizzato dalle regioni





Passo avanti per il progetto del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), che entro il 2012 potrà essere reso disponibile su tutto il territorio nazionale per i cittadini italiani. La Conferenza Stato-Regioni ha infatti approvato le Linee Guida nazionali proposte dal Ministero della Salute. Lo rende noto lo stesso dicastero: si tratta, ha commentato il ministro Ferruccio Fazio, di un "importante passo per migliorare l'assistenza ai cittadini". ''Il Fascicolo sanitario elettronico che ogni italiano porterà con sé come una vera e propria carta d'identità sanitaria - ha dichiarato Fazio - consentirà di migliorare enormemente l'assistenza sanitaria, permetterà di intervenire rapidamente ed efficacemente in caso di emergenze e farà risparmiare notevoli risorse al sistema sanitario. Le Linee Guida individuano gli elementi necessari per una progettazione omogenea del fascicolo elettronico su base nazionale ed europea''.

Il Fse verrà realizzato dalle Regioni previo consenso dell'assistito ed è definito come 'l'insieme dei dati e documenti digitali di tipo socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l'assistito'. Coprirà l'intera vita del paziente e sarà costantemente aggiornato dai soggetti che prendono in cura l'assistito. Nelle urgenze, spiega il ministero, ''il Fse permetterà agli operatori di inquadrare immediatamente i pazienti; consentirà la continuità delle cure, permetterà di condividere tra gli operatori le informazioni amministrative (es. prenotazioni di visite specialistiche, ricette)''. L'accesso al Fse, precisa il dicastero, potrà avvenire mediante l'utilizzo della carta d'identità elettronica (Cie) e della carta nazionale dei servizi (Cns). L'accesso potrà essere consentito anche attraverso strumenti di autenticazione forte, con l'utilizzo di smart card rilasciate da certificatori accreditati, o debole, con l'utilizzo di userid e password, o con altre soluzioni, purché ''siano rispettate le misure minime di sicurezza nel rispetto del Codice in materia di protezione di dati personali''. La necessità di Linee Guida nazionali è nata da una ricognizione effettuata nel 2008 dal Ministero della Salute, che ha indicato tra l'altro ''troppe differenziazioni nelle soluzioni applicative e nelle modalità di utilizzo dei sistemi'' tra le Regioni.

(fonte: DottNet)

sabato 5 febbraio 2011

eHealth: arriva anche in Italia il fascicolo sanitario elettronico. Il Consiglio dei ministri approva il Ddl di Ferruccio Fazio

eHealth

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge proposto dal ministro della Salute Ferruccio Fazio 'Sperimentazione clinica e altre disposizioni in materia sanitaria'.


Il provvedimento prevede varie disposizioni in materia di sperimentazione clinica e innovazione in sanità, dispositivi medici, ricerca scientifica, riforma degli ordini, cure termali, sicurezza delle cure, farmacie e registri sanitari. Il ddl si occupa anche di sanità elettronica: in particolare all'art. 14 introduce il fascicolo sanitario elettronico (FSE).

Il fascicolo sanitario elettronico fino ad oggi non era disciplinato a livello nazionale da norme di carattere primario o secondario. Nel ddl è definito come “l'insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l'assistito, che ne autorizza l’accesso ai vari professionisti”.

La regolamentazione specifica dovrà essere predisposta nei sei mesi successivi all’approvazione della legge. In questo modo finalmente il FSE potrà diventare operativo, secondo un quadro comune tra tutte le regioni, per garantirne l’interoperabilità su tutto il territorio nazionale.

Sebbene l’idea del fascicolo sia nata intorno al 2003 nei Paesi anglosassoni, sotto il nome di longitudinal EHR (Electronic healthcare record), sono pochi i Paesi che ad oggi siano riusciti a implementarlo, almeno parzialmente. In Italia diverse regioni hanno già realizzato l’infrastruttura necessaria, prime fra tutte la Lombardia e l'Emilia-Romagna, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana, ma anche le regioni dell'Italia centrale, meridionale ed insulare sono ormai pronte, grazie al programma 'Medici in Rete' previsto dal piano eGov 2012 finanziato dal Dipartimento digitalizzazione ed innovazione tecnologica del ministero della Pubblica amministrazione ed Innovazione.

Da sottolineare anche che il mancato consenso del cittadino alla costituzione del proprio FSE non pregiudica il diritto all’erogazione della prestazione sanitaria e che le finalità di ricerca scientifica, programmazione, gestione, controllo e valutazione dell'assistenza sanitaria devono essere perseguite senza l'utilizzo dei dati identificativi degli assistiti, secondo livelli di accesso, modalità e logiche di organizzazione ed elaborazione conformi ai principi di proporzionalità, necessità e indispensabilità nel trattamento dei dati personali, così come stabilito dal Garante della privacy e come la SIT, tramite il suo gruppo di ricerca 'Sicurezza e privacy', ha sempre condiviso e sostenuto, nell'ottica di uno sviluppo armonico e sostenibile, come ci piace definirla, di una sanità elettronica a misura di medico e di cittadino, rispettosa della dignità e delle libertà fondamentali dell'individuo e del suo diritto alla tutela della salute.

La Società Italiana di Telemedicina e sanità elettronica apprezza pertanto grandemente questo passo decisivo verso lo sviluppo della cosiddetta sanità elettronica nel nostro Paese e si rende disponibile verso le istituzioni per favorire la diffusione del fascicolo sanitario a tutti i cittadini, attraverso un dibattito costruttivo sui diversi problemi ancora aperti, anche utilizzando i propri esperti e consulenti ed i propri collegamenti a livello europeo ed internazionale.

Per gli addetti ai lavori questo passaggio deve essere considerato solo un primo passo e che proseguire e ampliare il dibattito sia fondamentale per cercare di risolvere i tanti problemi aperti, primo fra tutti, quello dell'individuazione delle risorse necessarie affinché il FSE diventi uno strumento utile sia ai bisogni del cittadino che a quelli degli operatori sanitari nell’erogazione dell’assistenza, sia a quelli del servizio sanitario nazionale e regionale a fini di governance e di ricerca scientifica che, necessariamente, dovrà essere estesa anche agli altri enti istituzionalmente preposti come ad esempio Università, ISS, CNR, IRCCS e AgeNaS.

La SIT potrà contribuire a definire i rapporti tra il fascicolo e le varie forme di medicina telematica oggi possibili (basate anche sulle apparecchiature domiciliari e internet) stimolando un ruolo attivo del cittadino stesso e dei suoi familiari, sopratutto per le persone anziane e con malattie croniche, sia per interagire con gli operatori che per gestire le pratiche burocratiche ed amministrative.

(fonte: Key4biz)

mercoledì 2 febbraio 2011

Web-certificati, vulnerabile il sistema di accesso


Pubblichiamo la email che ci è stata inviata da Emanuele Tonel, consulente informatico, sulle criticità riscontrate nel sistema utilizzato dalla piattaforma a disposizione dei medici di famiglia

di Emanuele Tonel, consulente informatico (2 febbraio 2011)

"Scrivo in qualità di consulente informatico presso uno studio di medicina generale per far presente un ulteriore problema che riguarda la trasmissione telematica dei certificati di malattia.

Che il provvedimento fosse una gigantesca trappola burocratica che rischia di paralizzare completamente il lavoro del medico si poteva immaginare ed è quello che sta avvendeno ed avverà soprattutto nei momenti più critici, che fosse però così poco robusto nel poter sopportare un attacco informatico è cosa, secondo il mio modesto parere, assai grave.

Dopo aver consultato il manuale operativo per l'accesso al sistema da parte del medico, dopo aver contattato telefonicamente il supporto di assistenza online e dopo essermi personalmente rivolto alla Asl di Belluno per avere ulteriori conferme in merito, ho riscontrato delle gravissime problematiche riguardanti la robustezza di un'area del portale progetto tessera sanitaria.
In particolare, la sezione da me analizzata è quella fruibile da parte del personale medico, attualmente accessibile tramite interfaccia web al seguente indirizzo (https://sistemats.sanita.finanze.it/simossHome/login.jsp).

Oltre a constatare una cattiva gestione per l'accesso tramite credenziali (username e password), rilevo un difetto particolarmente grave che riguarda il blocco dell'account, a seguito dell'immissione errata della password.

(1) La scelta del codice fiscale quale identificativo utente ai fini dell'accesso al sistema costituisce, a mio avviso, un fattore di debolezza del sistema di autenticazione, i cui requisiti di sicurezza sono di fatto garantiti solamente dalla robustezza della password. L'algoritmo per la generazione del codice fiscale è infatti di pubblico dominio, dettagliatamente descritto e facilmente calcolabile tramite applicazioni web e software. A titolo d'esempio:
http://www.serbi.info/codice_fiscale_estero.htm
http://www.codicefiscale.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Codice_fiscale#Generazione_del_codice_fiscale

(2) La carenza più grave però è attribuibile al sistema di blocco dell'account a seguito dell'immissione errata della password relativa; il sistema attualmente pone in blocco lo stesso dopo tre immissioni errate, costringendo l'utente a recarsi alla ASL di competenza per reperire delle nuove credenziali.
In un ipotetico scenario d'attacco al sistema da parte di persona malintenzionata sarebbe sufficiente, previo reperimento dei codici fiscali dei medici, inserire per tre volte una password errata per porre in blocco l'account e costringere il medico a rivolgersi alla ASL di competenza per la riabilitazione all'accesso al servizio.
Un attacco di questo genere costituisce di fatto un DoS (Denial of Service) che peraltro è efficace pur non portando necessariamente ai limiti le prestazioni del sistema, impedendo la regolare attività dell'utente, costretto a richiedere delle nuove credenziali presso la ASL di appartenenza per l'accesso al sistema.

Con il consenso e la presenza di un mio cliente, dottor Tonel Giovanni, ho simulato un possibile attacco al suo account, che qualsiasi persona dotata di conoscenze minime in ambito informatico potrebbe muovere a qualsiasi operatore sanitario abilitato all'invio di certificati di malattia.
Utilizzando esclusivamente dati reperiti in rete o negli elenchi pubblici dei medici presenti presso le ASL o gli Ordini dei Medici e Odontoiatri è possibile risalire a numerosi dati riguardanti la persona che permettono, tra le tante cose, di calcolare il codice fiscale e quindi, a seguito dell'immissione di una password errata, porre in blocco l'account del medico.

A titolo d'esempio i dati del mio cliente, estratti utilizzando solamente dati di pubblico dominio reperiti in rete:

http://www.comuni-italiani.it/025/038/amm.html
Med. Giovanni Tonel
Data di Nascita: 15/06/1955 - luogo: Zurigo Ch
Data Elezione: 28/05/2006 (nomina: 09/06/2006)
Partito: Lista Civica
Categoria Professione: Medici Chirurghi Generici
Titolo di Studio: Laurea

http://application.fnomceo.it/Fnomceo/public/ricercaProfessionisti.public
DOTT. TONEL GIOVANNI
Cognome e nome DOTT. TONEL GIOVANNI
Luogo e data di nascita SVIZZERA (Zurigo) - EE- 15/06/1955
Iscrizioni
* 28/05/1986 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di BELLUNO (Ordine della Provincia di BELLUNO) n.0000001340
Lauree
* 27/03/1986 - MEDICINA E CHIRURGIA (PADOVA)
Abilitazioni
* 1986 /1 - Medicina e Chirurgia (PADOVA)
Specializzazioni n.d.

Dai quali è possibile dedurre:

http://www.serbi.info/codice_fiscale_estero.htm
TONEL GIOVANNI 15/06/1955 SVIZZERA (EE)
TNLGNN55H15Z133Y

http://www.codicefiscale.com/
TONEL GIOVANNI 15/06/1955 SVIZZERA
TNLGNN55H15Z133Y
Master n.d.
Dottorati n.d.

A questo punto, conoscendo il codice fiscale è sufficiente inserire una password errata (basta usare una qualsiasi stringa casuale) per tre volte consecutive e quindi bloccare l'account.

A nome del mio cliente e per tutelare l'attività lavorativa di migliaia di medici chiedo che questa grave criticità del sitema venga corretta nel più breve tempo possibile".

Certificati online, pronti allo sciopero

Certificati di malattia online: le novità

La trasmissione telematica all’Inps.

Da oggi entra in vigore il provvedimento sull’obbligo di trasmissione via telematica dei certificati di malattia all’Inps. È prevista una sanzione per i medici che non applicano la legge
Via computer o con il call center
Il medico deve spedire il referto medico dal suo computer. Nel caso non dovesse avere la connessione o ci fossero problemi nel cervellone dell’Inps, il dottore può telefonare al call center per la trasmissione
Le visite mediche a domicilio
Quando il dottore esce per le visite a domicilio e deve certificare una malattia al paziente che lo ha chiamato, può usare la sua connessione telematica o telefonare al call center dell’Inps
Le sanzioni e le proteste
Dopo due mancate trasmissioni di certificato il dottore può essere licenziato o può essere interrotta la sua convenzione. I medici protestano perché in molti non hanno la connessione e il call center va spesso in tilt


Certificati medici via web. Se l'ammalato è la banda larga

I dottori hanno chiesto di prorogare il termine: pare che le ragioni non manchino a tutte e due le parti in causa

Da oggi i medici italiani che «per colpa esplicita» non invieranno per via telematica all'Inps i certificati di malattia dei lavoratori potrebbero essere passibili di sanzioni. Scadeva infatti il 31 gennaio il termine per l'entrata in vigore di questo nuovo passo avanti verso l'informatizzazione della sanità. I dottori, però, hanno chiesto di prorogare il termine. Solita indolenza nazionale ad adeguarsi a qualsivoglia innovazione? Potrebbe anche essere in qualche caso, ma pare che stavolta le ragioni non manchino a tutte e due le parti in causa: ministro della Funzione pubblica e medici. È difficile dar torto al ministro Brunetta, che preme sull'acceleratore del cambiamento: è ineludibile la necessità di adeguare i servizi al progresso tecnologico, di migliorarne l'efficenza e di ridurne, in questo modo, anche i costi. La richiesta dei medici sembra tuttavia poggiare su motivazioni non trascurabili.

PROBLEMI TECNICI - Generalizzare è sempre sbagliato: sacche di inefficienza ci saranno di sicuro. Però anche nelle regioni più «virtuose» vengono lamentati problemi tecnici che non consentono la completa applicazione delle nuove procedure. A Milano diversi dottori segnalano, per esempio, di non riuscire, in alcuni giorni della settimana, a spedire i certificati per via elettronica per diverse ore. Il che significa perdere tempo, chiedere ai pazienti di tornare per ritirare la copia del certificato, sottrarre risorse di energia e di ore a quella che dovrebbe essere la loro principale occupazione: la cura dei malati. «La banda larga forse non è ancora così larga» ci ha detto un medico di base del capoluogo lombardo, per il resto sinceramente entusiasta dell'iniziativa. Altri problemi lamentati sono relativi alla non ancora totale compatibilità del sistema anagrafico dell'Inps con quello delle Asl e diversi altri. Insomma, va di sicuro apprezzato e incoraggiato il tentativo di perseguire l'obiettivo di una maggiore efficienza. Ma i medici vanno ascoltati se possono argomentare in modo oggettivo le difficoltà a rendere operative le nuove procedure. Forse non è ancora il tempo delle sanzioni.

01 febbraio 2011


«Certificati online, pronti allo sciopero». BRUNETTA: SANZIONI SOLO SE C'È COLPA ESPLICITA

Da oggi obbligatori gli attestati di malattia per via telematica. I camici bianchi: «Il sistema è in tilt»

MILANO - È muro contro muro tra il ministro Renato Brunetta e i medici del servizio sanitario. Il provvedimento sull'obbligo di trasmissione via telematica dei certificati di malattia entra in vigore oggi, senza nessun rinvio. E scatena la reazione dei camici bianchi che avvertono su di loro il rischio di sanzioni pesanti (fino alla revoca della convenzione per i medici di famiglia o di sospensione dal servizio) se non si mettono in condizione di rispondere ai cittadini. Intervento punitivo previsto dalla legge, ma prorogato più volte. Fino alla data odierna. Ed ecco che si affaccia la prospettiva di uno sciopero. Intanto è stato dichiarato lo stato di agitazione. Oggi l'impiegato o qualsiasi dipendente che avesse bisogno di certificare l'indisponibilità a recarsi in ufficio per motivi di salute potrebbe subire disagi non indifferenti perché, secondo Giacomo Milillo, segretario generale della Fimmg (Federazione medici di famiglia, il maggior sindacato del settore) «le difficoltà sono evidenti. Il sistema messo in piedi dal ministero della Funzione Pubblica fa acqua. Anche chi nel proprio studio si è organizzato per rispondere ai pazienti in modo moderno trova ostacoli nel contattare il call center centrale o perde tempo perché la rete va in tilt».
RISPARMIO - Brunetta non demorde, sicuro del fatto che il nuovo corso farà risparmiare milioni di euro in termini di carta (finora sono stati spediti via telematica già quattro milioni di certificati). Ha inviato una lettera ai medici dove ricorda la scadenza. E chiarisce, per rabbonirli: «Le sanzioni scatteranno solo nel caso di colpa esplicita. Timori e paure non hanno ragione di essere. Già adesso è così. Sarà nostra cura assicurare un attento monitoraggio delle procedure e i meccanismi del sistema per evitare ingiustificati atteggiamenti punitivi». Milillo però rincara la dose, a nome dei suoi si professa «umiliato e offeso», sostenuto anche dal sindacato degli ospedalieri l'Anaao-Assomed, dai colleghi dei pronto soccorso la cui attività potrebbe essere rallentata dalle richieste di certificare. Per evitare che il conflitto degeneri ci sarà un incontro di conciliazione tra le parti al ministero del Lavoro. Tra i due contendenti il ministro della Salute Ferruccio Fazio cerca di mettere una parola di pace: «Bisogna arrivare a un'intesa in modo da scongiurare proteste che potrebbero creare disagi a cittadini e malati. Mi unisco a Brunetta nell'esprimere soddisfazione per i risultati raggiunti in questi 10 mesi di sperimentazione, dobbiamo impegnarci tutti per ottenere la trasmissione online di tutti i certificati, circa 50 milioni all'anno». Ma giustifica i medici che pretendono una proroga: «Il sistema informatico va perfezionato». «Le multe? Facciamole a Brunetta», scherza ma non troppo il segretario della Cgil medici, Massimo Cozza.

01 febbraio 2011 (ultima modifica: 02 febbraio 2011)

martedì 1 febbraio 2011

Sanità elettronica e informazione

tag alt

Vi è una notevole attività di disseminazione su progetti di sanità elettronica attraverso pubblicazioni ed eventi di vario genere. Pare dunque che finalmente sia stata "scoperta" la e-Health e non ci dimentichiamo del fatto che una Società medico-scientifica italiana (così si definisce) lanciò tempo addietro addirittura un Manifesto italiano sulla Medicina telematica. In tale quadro informativo sono incluse anche le mostre-convegno, dove accanto ad esposizioni e documentazioni di beni e servizi, vengono svolte relazioni ed interventi qualitativamente validi.

Si tratta più che altro di iniziative dirette agli "addetti ai lavori", idonee anche a produrre business per gli organizzatori. E le aziende hanno interesse a parteciparvi con la speranza di ottenere l'attenzione degli stakeholders, di coloro cioè che, di fatto, debbono decidere la realizzazione di determinati progetti e finanziarli. E questo tipo di iniziative si svolge, per la verità, in molti Paesi del mondo, spesso organizzate da società che si occupano di "grandi eventi" e che ottengono cospicui risultati finanziari.

Peraltro non si evidenzia in tali attività uno sviluppo completo di una compiuta “dissemination” di informazioni, studi, sperimentazioni e in certi eventi, più che l’aspetto socioculturale, prevale l’aspetto “commerciale”, che ha anche importanza ai fini economici. Spesso le relazioni che vengono svolte hanno un particolare rilievo, non particolarmente impostate su quella divulgazione che deve avvicinare la Scienza alle persone normali.

Manca la valutazione, anche propositiva, degli aspetti pragmatici dello sviluppo delle tecnologie sanitarie su vasta scala, che possa produrre benefici ai pazienti, ai sistemi sanitari, alla società stessa.

E’ di indubbio interesse conoscere progetti in atto, ma che in sostanza risultano frammentati, localistici e dunque dagli incerti od impossibili sviluppi su vasta scala. Le stesse aziende che hanno realizzato progetti importanti in qualche struttura sanitaria od ospedaliera non hanno poi la capacità strategica di elaborare compiute proposte per ampliare l'area applicativa dei progetti. E quindi diventa limitata anche la capacità di marketing, senza riuscire a conoscere in qual modo ed in quali tempi (e con quali finanziamenti) sarà possibile sviluppare i progetti, dar loro ampio respiro e conseguire importanti risultati.

Bisognerà pertanto che le aziende, soprattutto quelle medie e piccole, rilevino le loro possibilità di aderire ai programmi della Commissione Europea in materia di sanità e salute nel quadro dell'ICT e della Digital Agenda for Europe. Ecco perché acquista grande rilievo l'attività di "dissemination" che dev'essere svolta da organi specializzati e professionalmente validi, che non siano le solite organizzazioni di P.R. o di public affairs. Alla stessa Commissione Europea occorre far capire che dovrebbero essere erogati contributi in materia di disseminazione per una attiva divulgazione dei progetti approvati e finanziati, pur con una accurata individuazione di coloro che tale disseminazione debbono validamente fare.

(fonte: Telemeditalia)

Certificati on line, sistema subito in tilt Il ministero: "Un guasto, niente sanzioni"


di ADELE SARNO

Lunghe e inutili attese al call center, la linea che cade, il tempo perso a tentare di collegarsi e pazienti che pretendono l'invio: medici in rivolta a poche ore dalla partenza del sistema che obbliga alla trasmissione telematica dei "referti", pena anche il rischio di licenziamento

ROMA - Il call center che non risponde, la linea che cade in continuazione, i medici infuriati per il tempo perso a cercare di collegarsi e per un disservizio che, secondo le previsioni, potrebbe ritorcersi contro di loro sotto forma di sanzione (fino al licenziamento). E' questo lo scenario di caos e proteste nella giornata inaugurale del sistema di trasmissione telematica obbligatoria dei certificati medici voluto dal ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

A poche ore dall'avvio ufficiale, il sistema di trasmissione on line dei certificati è andato in tilt, non reggendo l'urto della marea di connessioni tentate dai medici. Lo denuncia la Cgil funzione pubblica e lo denunciano anche attraverso mail al giornale molti professionisti. La Cgil critica il ministro Brunetta e la "flessibilità mostrata in extremis" che non "corrisponde alla rigidità delle norme riguardanti le sanzioni, che colpiscono i medici convenzionati, sui quali incombe la mannaia del licenziamento, ma che avranno ricadute negative anche per i medici ospedalieri, ai quali i cittadini potrebbero impropriamente rivolgersi per ottenere il certificato cartaceo".

Il blocco è "ufficiale", come provato dalla mail ricevuta da un medico di famiglia dalla Sogei, la società che gestisce l'operazione per conto del ministero: "A causa di un imprevedibile malfunzionamento dei sistemi dedicati al Progetto Sanità - si legge nel messaggio - , si segnala il fermo di tutte le applicazioni rese disponibili dal sistema stesso, compresi i certificati di malattia che da oggi dovrebbero essere a regime. Stiamo intervenendo per ripristinare al più presto la funzionalità dei sistemi". Il ministero interviene nella tarda mattinata per confermare il "mancato funzionamento del server centrale inps" e per precisare che, essendosi trattato di "problemi tecnici", oggi nessuna sanzione scatterà nei confronti dei medici.

Il bilancio della "riforma", comunque, dalla prima mattina, è di lunghe attese al call-center con ritardi e disagi nell'assistenza ai cittadini. La Cgil-Fp chiede al ministro di prendere atto che il sistema non è ancora a regime e "intervenire per evitare il caos". "Chiediamo - conclude la Cgil-Fp - l'immediata sospensione delle sanzioni fino alla preannunciata riunione dei sindacati dei medici con il ministro"

Accuse anche dalla Fimmg, che rappresenta i medici generici, secondo la quale "per una risposta dal call center si impiegano fino a 18 minuti". "La situazione è drammatica - dice il segretario nazionale, Giacomo Milillo - . Il sistema messo a punto dal ministero, che dovrebbe garantire ai medici la possibilità di svolgere il proprio lavoro, non funziona. In federazione abbiamo ricevuto centinaia di telefonate di protesta, il server centrale non è in grado di sostenere gli accessi e il traffico. Il risultato è che in tutti gli uffici italiani regna il caos: i cittadini sono convinti di dover fare tutto online, i medici passano ore a giustificare i malfunzionamenti del sistema e gli uffici del personale non accettano i certificati cartacei".

Il disservizio crea anche tensioni perché a sentire il ministro sui notiziari, sembra tutto a posto, mentre non lo è affatto, e molti medici, afferma la Fimmg, si sono sentiti rivolgere dai pazienti la stessa frase: "Il mio datore di lavoro mi ha detto che lei, l'invio del certificato, deve farlo per forza". Morale, dice la Fimmg, lungo tempo sottratto all'assistenza, cittadini costretti a fare il ping pong fra lo studio del medico e l'ufficio del personale sono solo "un esempio dei tanti disservizi e disagi che si stanno verificando e che si verificheranno nei prossimi giorni se il governo non ricondurrà il ministro Brunetta alla ragionevolezza".

Secondo Brunetta, la situazione è invece sotto controllo: "Sono molto soddisfatto, i certificati on line riguardano 18 milioni di lavoratori dipendenti pubblici e privati che non dovranno più inviare le due raccomandate nelle assenze per malattie; sono 200 milioni di euro in meno di raccomandate, ed è questo il segno della modernizzazione del Paese. Solo ieri, nell'ultimo giorno senza sanzioni, sono stati spediti 105 mila certificati, il 100%". Il ministro afferma poi che le sanzioni "scatteranno solo per coloro che si rifiutino di fare il certificato online, mentre se c'è un blocco tecnico momentaneo del sistema le norme non prevedono alcuna sanzione".

"La parola nostra contro la sua - dice ancora Milillo - : Brunetta oggi dice che i lavoratori sono 18mila e nei mesi scorsi diceva che i certificati prodotti dai dipendenti pubblici e privati fossero quasi 50 milioni. Sono cifre ingiustificabili, che credibilità può avere una persona che 'pompa' i numeri per poter sfruttare mediaticamente un finto risparmio?".

Dopo il rifiuto del ministero di rinviare l'entrata in vigore del sistema sanzionatorio e davanti al caos di oggi, i medici confermano lo stato di agitazione e chiedono la sospensione immediata delle sanzioni che arrivano a prevedere anche il licenziamento e il ritiro della licenza: "E' come prevedere la fucilazione per un divieto di sosta", dice Giacomo Milillo. I sindacati dei medici chiedono inoltre una gradualità nelle sanzioni e una migliore definizione dei meccanismi sanzionatori (chi e come decide la sanzione?) per una maggiore chiarezza nei confronti dei cittadini. (01 febbraio 2011)

(fonte: Repubblica)

lunedì 31 gennaio 2011

Brunetta a Tremonti: "Web-ricette risparmi per 2 miliardi l'anno"


In attesa dei decreti attuativi del Mse il ministro della PA e Innovazione scrive al collega: "L'Ict in Sanità garantisce vantaggi all'Ssn per oltre 12 mld"
Brunetta “dà i numeri” sulla Sanità elettronica. E lo fa inviando una lettera al collega dell’Economia, Giulio Tremonti, alle prese con i decreti attuativi della ricette mediche digitali.
“In particolare - scrive il ministro della PA e Innovazione - emerge che l’introduzione delle Ict nella sanità comporterebbe un risparmio complessivo stimato in 12,4 miliardi di euro (pari all’11,7% dell’intera spesa del Servizio Sanitario nazionale), mentre dal ciclo prescrittivo elettronico potrebbe invece derivare un risparmio di circa 2 miliardi di euro (pari all’1,84% della spesa Ssn)”.
Tra gli studi inviati al ministro Tremonti vi sono quelli realizzati da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici nel 2010 e dal Tavolo della Sanità Elettronica, la sede istituzionale di confronto tra Regioni e Province autonome.
La scorsa settimana il ministro dell’Economia aveva annunciato che gli uffici competenti del Mse stavano lavorando alla stesura dei regolamenti attuativi per rendere operative le ricette elettroniche, che sarebbero dovute partire dal 1° gennaio che, invece, sono rimaste al palo proprio per la mancanza di tale normativa.
Le ricette digitali, insieme ai Web-certificati, rappresentando la testa d’ariete delle iniziative di e-health del piano E-gov 2012. Stando ai numeri resi noti ieri da Palazzo Vidoni il numeri di documenti di malattia inviati online all’Inps ha superato quota 3 mln e mezzo mentre è del 92% la percentuale dei medici di famiglia che ha aderito al nuovo sistema. (F.M.)

Certificati sanitari online, è caos. I medici: fermate le sanzioni

Certificati sanitari online, è caos i medici: fermate le sanzioni

Da domani scattano le multe. I sindacati: falle nel sistema. Fimmg: serve un rinvio, altrimenti faremo obiezione. Il nuovo metodo in uso da aprile

di MICHELE BOCCI

ROMA - Da domani i medici italiani sono pronti a fare disobbedienza civile contro il Governo, dando vita a una protesta senza precedenti. La battaglia dei certificati online sta per arrivare al suo culmine: dal primo febbraio è prevista l'applicazione delle sanzioni per i camici bianchi che non mandano per via informatica all'Inps i referti di malattia. Se i dati del malato non vengono comunicati per due volte, può scattare il licenziamento. Il punto è che da una parte molti professionisti, circa la metà, non sono ancora pronti perché non hanno programmi e connessioni adeguate, dall'altro, accusano i sindacati, il ministero non ha messo a disposizione un sistema efficiente, perché spesso, soprattutto il lunedì, il cervellone si blocca e il call center che lo dovrebbe sostituire non funziona quasi mai. Parola di Giacomo Milillo, il segretario del sindacato più rappresentativo dei medici di famiglia, la Fimmg, persona normalmente pacata che su questa questione si scalda molto. "Non prevedere un rinvio del sistema sanzionatorio sarebbe come gettare un fiammifero sulla benzina. Faremo disobbedienza civile. Del resto l'ingiustizia è lampante. Il medico viene colpito con la sanzione disciplinare, che tra l'altro non è graduata, se non ha l'attrezzatura adeguata ma paga anche se non funziona il cervellone del ministero. Quando si blocca tutto si perde un mare di tempo e la burocrazia ruba spazio all'assistenza ai pazienti".

Tutti i sindacati si sono riuniti venerdì, ospedalieri con medici di famiglia, internisti con dottori del pronto soccorso. Hanno chiesto un incontro urgente con il ministro Brunetta, hanno scritto ai dicasteri interessati dalla riforma (oltre a Pubblica amministrazione e innovazione, Economia, Sanità e Lavoro) e alle Regioni. È partita anche una lettera per Berlusconi. I camici bianchi non intendono accettare le sanzioni. "Bisogna rinviarle per un anno - dice Milillo - Ci aspettiamo che si prenda questa decisione".

Il nuovo sistema per la trasmissione dei certificati di malattia all'Inps è stato introdotto nell'aprile del 2010 ed ha iniziato a lavorare a giugno. Quando il professionista decide che un paziente deve restare a casa, scrive sul suo computer il referto che parte direttamente verso il cervellone dell'Inps, facendo ottenere un indubbio risparmio di tempo, e viene stampato in due copie per la persona malata, che ne terrà una per sé e manderà l'altra, senza diagnosi, al datore di lavoro. "Intanto, il cervellone si blocca spesso - dice Milillo - A quel punto si può chiamare il call center, con cui non si riesce mai ad arrivare in fondo alla procedura. Questo strumento servirebbe anche quando si accerta la malattia al domicilio del paziente, nel caso questi non abbia una connessione veloce". Ma ci sono anche tantissimi medici che non hanno istallato i programmi o non hanno connessione. I sindacati stimano che si tratti del 50% dei professionisti. Bisogna tener presente che si calcola anche chi lavora in ospedale. "Regioni come Lombardia ed Emilia sono molto avanti, tutti possono mandare i certificati online, altre sono molto indietro", spiega Milillo. (31 gennaio 2011)

(fonte: Repubblica)

giovedì 27 gennaio 2011

Brunetta: con l'e-health risparmi per il Ssn da 12,4 miliardi l'anno


Il Ssn può risparmiare 12,4 miliardi in un anno (l'11,7%) dell'attuale spesa) con la sanità digitale. Come? Con la ricetta elettronica, il fascicolo sanitario elettronico, i certificati di malattia on line e i pagamenti le refertazioni sul web.
Il ministro della Pubblica amministrazione e dell'Innovazione Renato Brunetta ha inviato al presidente dei goverantaori vasco Errani un report sugli studi condotti finora sui risparmi realizzabili con la sanità elettronica. Dati che lo stesso Errani aveva chiesto in occasione della recente sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra Innovazione e Regione Emilia Romagna su iniziative comuni di e-government.
Questi i contenuti del report.

Secondo uno studio di Confindustria servizi innovativi e tecnologici del 2010 l'introduzione dell'Ict in sanità (medici in rete, ricette e certificati di malattia digitali, fascicolo sanitario elettronico, prenotazioni di prestazioni online con pagamenti e refertazione digitale, telemedicina) comporterebbe un risparmio complessivo stimato in 12,4 miliardi.
Dalla sola introduzione della ricetta digitale si avrebbe un risparmio di circa 2 miliardi (l'1,84% della spesa Ssn), sempre secondo le stime elaborate da Confindustria basate sullo studio "Best Demonstrated Practice eHealth Impact", commissionato dalla Commissione europea a Booz Allen Hamilton (2005). Stime confermate da alcuni casi di studio realizzati nelle regioni Campania, Piemonte e Marche.

Un altro studio, elaborato questa volta dal Tavolo della Sanità elettronica (sede istituzionale di confronto tra Governo e Regioni), sostiene che grazie all'introduzione della ricetta digitale si otterrebbe una riduzione tra 1,8 e 2,1 miliardi annui (l'1,6-1,9% della spesa Ssn): 600 milioni dall'abolizione dei flussi cartacei e 1,2-1,5 miliardi per la riduzione di abusi e di errori materiali.
Nella documentazione inviata da Brunetta a Errani si ricorda inoltre che la Regione Lombardia ha annunciato l'attivazione del progetto "ricetta digitale" a partire dal 2011: i risparmi, riferiti alla regione, sono stati stimati in circa 1 euro a ricetta, più di 50 milioni. E la stima si riferisce solo ai risparmi che derivano dall'abolizione dell'intero ciclo della "ricetta rossa".
Infine, il ministero dell'Innovazione stima un risparmio annuo complessivo di 590 milioni, così calcolato: 500 milioni a favore dell'Inps che derivano dall'abolizione del data entry dei certificati di malattia cartacei; 20 milioni a favore delle imprese per la possibilità di un monitoraggio più efficace dell'assenteismo attraverso il certificato di malattia elettronico (attualmente le giornate indennizzate sono 60.277.000 per un costo totale di 1,9 miliardi l'anno, di cui 1,6 a carico delle imprese); 70 milioni di euro che derivano dall'abolizione dell'invio con raccomandata del certificato di malattia all'Inps e al datore di lavoro (il costo di ogni raccomandata è di 2,80 euro e i certificati di malattia emessi per i dipendenti del settore privato sono circa 12 milioni l'anno, per un totale di 24 milioni di raccomandate inviate ogni anno).
Brunetta segnala inoltre a Errani ulteriori risparmi possibili per l'adozione dei servizi di pagamento e di refertazione online che - oltre a introdurre semplificazioni e agevolazioni notevoli per i cittadini, sia in termini di tempo che di costi - consentirebbero di accelerare il percorso di innovazione dei sistemi informativi e delle procedure aziendali, favorendo la messa a sistema di soluzioni spesso attivate in forma sperimentale. Questo intervento può generare un impatto quantificabile, secondo il report, in termini di minore spesa pubblica, in oltre 400 milioni l'anno.


(fonte: IlSole24ore)