lunedì 31 gennaio 2011

Brunetta a Tremonti: "Web-ricette risparmi per 2 miliardi l'anno"


In attesa dei decreti attuativi del Mse il ministro della PA e Innovazione scrive al collega: "L'Ict in Sanità garantisce vantaggi all'Ssn per oltre 12 mld"
Brunetta “dà i numeri” sulla Sanità elettronica. E lo fa inviando una lettera al collega dell’Economia, Giulio Tremonti, alle prese con i decreti attuativi della ricette mediche digitali.
“In particolare - scrive il ministro della PA e Innovazione - emerge che l’introduzione delle Ict nella sanità comporterebbe un risparmio complessivo stimato in 12,4 miliardi di euro (pari all’11,7% dell’intera spesa del Servizio Sanitario nazionale), mentre dal ciclo prescrittivo elettronico potrebbe invece derivare un risparmio di circa 2 miliardi di euro (pari all’1,84% della spesa Ssn)”.
Tra gli studi inviati al ministro Tremonti vi sono quelli realizzati da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici nel 2010 e dal Tavolo della Sanità Elettronica, la sede istituzionale di confronto tra Regioni e Province autonome.
La scorsa settimana il ministro dell’Economia aveva annunciato che gli uffici competenti del Mse stavano lavorando alla stesura dei regolamenti attuativi per rendere operative le ricette elettroniche, che sarebbero dovute partire dal 1° gennaio che, invece, sono rimaste al palo proprio per la mancanza di tale normativa.
Le ricette digitali, insieme ai Web-certificati, rappresentando la testa d’ariete delle iniziative di e-health del piano E-gov 2012. Stando ai numeri resi noti ieri da Palazzo Vidoni il numeri di documenti di malattia inviati online all’Inps ha superato quota 3 mln e mezzo mentre è del 92% la percentuale dei medici di famiglia che ha aderito al nuovo sistema. (F.M.)

Certificati sanitari online, è caos. I medici: fermate le sanzioni

Certificati sanitari online, è caos i medici: fermate le sanzioni

Da domani scattano le multe. I sindacati: falle nel sistema. Fimmg: serve un rinvio, altrimenti faremo obiezione. Il nuovo metodo in uso da aprile

di MICHELE BOCCI

ROMA - Da domani i medici italiani sono pronti a fare disobbedienza civile contro il Governo, dando vita a una protesta senza precedenti. La battaglia dei certificati online sta per arrivare al suo culmine: dal primo febbraio è prevista l'applicazione delle sanzioni per i camici bianchi che non mandano per via informatica all'Inps i referti di malattia. Se i dati del malato non vengono comunicati per due volte, può scattare il licenziamento. Il punto è che da una parte molti professionisti, circa la metà, non sono ancora pronti perché non hanno programmi e connessioni adeguate, dall'altro, accusano i sindacati, il ministero non ha messo a disposizione un sistema efficiente, perché spesso, soprattutto il lunedì, il cervellone si blocca e il call center che lo dovrebbe sostituire non funziona quasi mai. Parola di Giacomo Milillo, il segretario del sindacato più rappresentativo dei medici di famiglia, la Fimmg, persona normalmente pacata che su questa questione si scalda molto. "Non prevedere un rinvio del sistema sanzionatorio sarebbe come gettare un fiammifero sulla benzina. Faremo disobbedienza civile. Del resto l'ingiustizia è lampante. Il medico viene colpito con la sanzione disciplinare, che tra l'altro non è graduata, se non ha l'attrezzatura adeguata ma paga anche se non funziona il cervellone del ministero. Quando si blocca tutto si perde un mare di tempo e la burocrazia ruba spazio all'assistenza ai pazienti".

Tutti i sindacati si sono riuniti venerdì, ospedalieri con medici di famiglia, internisti con dottori del pronto soccorso. Hanno chiesto un incontro urgente con il ministro Brunetta, hanno scritto ai dicasteri interessati dalla riforma (oltre a Pubblica amministrazione e innovazione, Economia, Sanità e Lavoro) e alle Regioni. È partita anche una lettera per Berlusconi. I camici bianchi non intendono accettare le sanzioni. "Bisogna rinviarle per un anno - dice Milillo - Ci aspettiamo che si prenda questa decisione".

Il nuovo sistema per la trasmissione dei certificati di malattia all'Inps è stato introdotto nell'aprile del 2010 ed ha iniziato a lavorare a giugno. Quando il professionista decide che un paziente deve restare a casa, scrive sul suo computer il referto che parte direttamente verso il cervellone dell'Inps, facendo ottenere un indubbio risparmio di tempo, e viene stampato in due copie per la persona malata, che ne terrà una per sé e manderà l'altra, senza diagnosi, al datore di lavoro. "Intanto, il cervellone si blocca spesso - dice Milillo - A quel punto si può chiamare il call center, con cui non si riesce mai ad arrivare in fondo alla procedura. Questo strumento servirebbe anche quando si accerta la malattia al domicilio del paziente, nel caso questi non abbia una connessione veloce". Ma ci sono anche tantissimi medici che non hanno istallato i programmi o non hanno connessione. I sindacati stimano che si tratti del 50% dei professionisti. Bisogna tener presente che si calcola anche chi lavora in ospedale. "Regioni come Lombardia ed Emilia sono molto avanti, tutti possono mandare i certificati online, altre sono molto indietro", spiega Milillo. (31 gennaio 2011)

(fonte: Repubblica)

giovedì 27 gennaio 2011

Brunetta: con l'e-health risparmi per il Ssn da 12,4 miliardi l'anno


Il Ssn può risparmiare 12,4 miliardi in un anno (l'11,7%) dell'attuale spesa) con la sanità digitale. Come? Con la ricetta elettronica, il fascicolo sanitario elettronico, i certificati di malattia on line e i pagamenti le refertazioni sul web.
Il ministro della Pubblica amministrazione e dell'Innovazione Renato Brunetta ha inviato al presidente dei goverantaori vasco Errani un report sugli studi condotti finora sui risparmi realizzabili con la sanità elettronica. Dati che lo stesso Errani aveva chiesto in occasione della recente sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra Innovazione e Regione Emilia Romagna su iniziative comuni di e-government.
Questi i contenuti del report.

Secondo uno studio di Confindustria servizi innovativi e tecnologici del 2010 l'introduzione dell'Ict in sanità (medici in rete, ricette e certificati di malattia digitali, fascicolo sanitario elettronico, prenotazioni di prestazioni online con pagamenti e refertazione digitale, telemedicina) comporterebbe un risparmio complessivo stimato in 12,4 miliardi.
Dalla sola introduzione della ricetta digitale si avrebbe un risparmio di circa 2 miliardi (l'1,84% della spesa Ssn), sempre secondo le stime elaborate da Confindustria basate sullo studio "Best Demonstrated Practice eHealth Impact", commissionato dalla Commissione europea a Booz Allen Hamilton (2005). Stime confermate da alcuni casi di studio realizzati nelle regioni Campania, Piemonte e Marche.

Un altro studio, elaborato questa volta dal Tavolo della Sanità elettronica (sede istituzionale di confronto tra Governo e Regioni), sostiene che grazie all'introduzione della ricetta digitale si otterrebbe una riduzione tra 1,8 e 2,1 miliardi annui (l'1,6-1,9% della spesa Ssn): 600 milioni dall'abolizione dei flussi cartacei e 1,2-1,5 miliardi per la riduzione di abusi e di errori materiali.
Nella documentazione inviata da Brunetta a Errani si ricorda inoltre che la Regione Lombardia ha annunciato l'attivazione del progetto "ricetta digitale" a partire dal 2011: i risparmi, riferiti alla regione, sono stati stimati in circa 1 euro a ricetta, più di 50 milioni. E la stima si riferisce solo ai risparmi che derivano dall'abolizione dell'intero ciclo della "ricetta rossa".
Infine, il ministero dell'Innovazione stima un risparmio annuo complessivo di 590 milioni, così calcolato: 500 milioni a favore dell'Inps che derivano dall'abolizione del data entry dei certificati di malattia cartacei; 20 milioni a favore delle imprese per la possibilità di un monitoraggio più efficace dell'assenteismo attraverso il certificato di malattia elettronico (attualmente le giornate indennizzate sono 60.277.000 per un costo totale di 1,9 miliardi l'anno, di cui 1,6 a carico delle imprese); 70 milioni di euro che derivano dall'abolizione dell'invio con raccomandata del certificato di malattia all'Inps e al datore di lavoro (il costo di ogni raccomandata è di 2,80 euro e i certificati di malattia emessi per i dipendenti del settore privato sono circa 12 milioni l'anno, per un totale di 24 milioni di raccomandate inviate ogni anno).
Brunetta segnala inoltre a Errani ulteriori risparmi possibili per l'adozione dei servizi di pagamento e di refertazione online che - oltre a introdurre semplificazioni e agevolazioni notevoli per i cittadini, sia in termini di tempo che di costi - consentirebbero di accelerare il percorso di innovazione dei sistemi informativi e delle procedure aziendali, favorendo la messa a sistema di soluzioni spesso attivate in forma sperimentale. Questo intervento può generare un impatto quantificabile, secondo il report, in termini di minore spesa pubblica, in oltre 400 milioni l'anno.


(fonte: IlSole24ore)

Sanità, dall'e-health risparmi per oltre 12 mld di euro


Brunetta: "Con la ricetta digitale vantaggi economici fino a 2 mld l'anno". Intanto i Web-certificati toccano quota 3 mln e mezzo. Ma i medici fanno muro: "Far slittare le sanzioni"
12,4 miliardi di euro. Tanto risparmierebbe la sanità italiana con l’introduzione dell’Ict (medici in rete, ricette e certificati di malattia digitali, fascicolo sanitario elettronico, prenotazioni di prestazioni online con pagamenti e refertazione digitale, telemedicina) nel settore. A ricordarlo il ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta, al presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, che aveva chiesto un dettaglio dei vantaggi economici derivanti dall’e-health. Brunetta cita uno studio di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici: “Si tratta – precisa – di un risparmio pari all’1,84% della spesa Ssn”.

A fare da eco alla stima di Csit, lo studio del Tavolo della Sanità Elettronica (sede istituzionale di confronto tra Regioni e Province autonome) secondo cui solo grazie all’introduzione della ricetta digitale si otterrebbe una riduzione tra 1,8 e 2,1 miliardi di euro annui (pari all’1,6-1,9% della spesa del Ssn): 600 milioni di euro derivanti dall’abolizione dei flussi cartacei e 1,2-1,5 miliardi di euro derivanti dalla riduzione di abusi e di errori materiali.

Infine Palazzo Vidoni stima un risparmio annuo complessivo di 590 milioni di euro, così calcolato: 500 milioni di euro a favore dell’Inps derivanti dall’abolizione del data entry dei certificati di malattia cartacei; 20 milioni di euro a favore delle imprese derivanti dalla possibilità di un monitoraggio più efficace dell'assenteismo attraverso il certificato di malattia elettronico (attualmente le giornate indennizzate sono 60.277.000 per un costo totale di 1,9 miliardi l’anno, di cui 1,6 a carico delle imprese); 70 milioni di euro derivanti dall’abolizione dell’invio con raccomandata del certificato di malattia all’Inps e al datore di lavoro (il costo di ogni raccomandata è pari a 2,80 euro e i certificati di malattia emessi per i dipendenti del settore privato sono circa 12 milioni l’anno, per un totale di 24 milioni di raccomandate inviate ogni anno).

Brunetta segnala inoltre a Errani ulteriori risparmi possibili derivanti dall’adozione dei servizi di pagamento e di refertazione online che - oltre a introdurre semplificazioni e agevolazioni consistenti per i cittadini, sia in termini di tempo che di costi - consentirebbero di accelerare il percorso di innovazione dei sistemi informativi e delle procedure aziendali, favorendo la messa a sistema di soluzioni spesso attivate in forma sperimentale. Questo intervento può generare un impatto quantificabile, in termini di minore spesa pubblica, in oltre 400 milioni di euro annui.

Intanto sale ancora la quota di certificati di malattia inviati online. Solamente nella terza settimana di gennaio sono pervenuti tramite il nuovo sistema circa 340mila certificati online, con un incremento di oltre 40mila unità rispetto alla settimana precedente. Il flusso medio giornaliero si è portato a un livello pari a 49.000 documenti. Nel complesso, a partire dall’avvio del sistema, risultano trasmessi online all’Inps ben 3.511.843 certificati. Le previsioni relative alla settimana in corso portano Palazzo Vidoni a stimare un flusso pari a 400mila unità, di fatto completando il processo di saturazione del sistema.

La media regionale dei medici di famiglia che si sono abilitati all’utilizzo del nuovo sistema ha superato il 92%.
Ed è in questo contesto che da febbraio partirà il meccanismo sanzionatorio previsto per i medici inadempienti, nonostante l’appello dei medici di base e ospedalieri che lamentano ancora inefficienze nel sistema. “Non possiamo pagare noi per il malfunzionamento”, hanno ribadito in una lettera sia a Brunetta sia al premier Berlusconi.

Su versante delle ricetta elettroniche (che sarebbero dovute partire il 1° gennaio), al palo per il mancato varo dei decreti attuativi di competenza del Mef, il ministro dell’Economia ha fatto sapere che gli uffici competenti stanno lavorando in questa direzione.

26 gennaio 2011 di F.M.

(fonte: CorriereComunicazioni)

martedì 25 gennaio 2011

Web-certificati, i medici si appellano a Berlusconi: "Far slittare le sanzioni"


24 gennaio 2011 di Federica Meta

La Fimmg chiede tempo al premier per non incorrere nella sanzione prevista da Brunetta: "I professionisti non siano costretti a pagare per un sistema ancora lacunoso"
E’ ancora battaglia sui certificati di malattia online. Dopo aver chiesto al ministro Brunetta di prorogare la sospensione delle sanzioni per i medici inadempienti - le multe scatteranno a partire dal 1° febbraio - la Fimmg si appella ora direttamente al presidente del Consiglio ricordando che la richiesta fatta al ministro della PA e Innovaizone risponde a un sistema a tutt’oggi ancora lacunoso.
Ecco di seguito il testo della missiva firmata dal segretario Giacomo Milillo.

“Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, in qualità di Segretario Nazionale della Fimmg ritengo doveroso rappresentarLe il grave disagio e il sentimento di profonda mortificazione della gran parte dei medici di medicina generale, così come, ne sono certo, della stragrande maggioranza dei medici coinvolti da alcune disposizioni del Decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150.

La maggioranza dei medici di medicina generale che Fimmg rappresenta, sebbene negativamente colpiti dall’atteggiamento pregiudizialmente vessatorio che ispira le innovazioni in materia di certificazione introdotte dal d.lvo richiamato, non hanno voluto, responsabilmente e strategicamente, ostacolare l’introduzione della trasmissione telematica del certificato di malattia, così come non si sono mai opposti all’introduzione della ricetta on line e del sistema tessera sanitaria nel suo insieme.

Lo stesso profilo di responsabilità, in considerazione delle difficoltà della finanza pubblica, ha portato ad escludere rivendicazioni economiche, ma sempre e solo a chiedere di essere messi nelle condizioni di poter utilizzare le nuove procedure senza inutili aggravi burocratici che sottraggono tempo prezioso ai loro prioritari obblighi assistenziali.

Questa posizione responsabile della Fimmg, non immune da critiche interne, ha trovato conforto in analoghi atteggiamenti di quasi tutte le OoSs mediche, che l’hanno ribadita e confermata più volte anche nell’ambito della FnomCeo che, nel rispetto delle sue specifiche funzioni di rappresentanza istituzionale della professione , è più volte intervenuta sulla materia stigmatizzando accelerazioni mediatiche e procedurali talvolta minacciose ed ingiuriose, ma soprattutto sollecitando una sana collaborazione che affronti e superi le oggettive criticità del sistema senza mascherarle o dandole per superate.

Tale atteggiamento, fermo e responsabile , ha avuto due motivazioni fondamentali: favorire l’avvio di un processo innovativo che da troppi anni era rimasto nelle dichiarazioni e nelle intenzioni e che tutti riteniamo utile e vantaggioso per il Paese e per i cittadini; non concedere spazi a quelle forzature mediatiche e comunicative su presunte chiusure corporative dei medici che purtroppo hanno fatto da cornice ideologica a questa ed altre questioni che ci vedono coinvolti.

Questa disponibilità non è stata colta, tanto che la reiterazione da parte del Ministro Brunetta di atteggiamenti manifestamente diffamatori e provocatori ed una ostinata volontà a sottostimare le criticità applicative del sistema hanno costretto la FnomCeo ad interrompere la sua partecipazione alla Commissione di collaudo dichiarando che, allo stato dei fatti, riconosceva il Ministro della Salute quale principale interlocutore affidabile.

Fin dai primi invii telematici dei certificati di malattia, il sistema è apparso inadeguato e lacunoso; i successivi interventi di implementazione e perfezionamento messi in atto, col nostro determinante contributo, hanno prodotto sicuramente miglioramenti, ma non hanno ancora portato il sistema ad un livello di funzionalità e quindi di fruibilità soddisfacente.

Dopo ben dieci mesi, durante i quali l’attività assistenziale dei medici è stata fortemente disturbata dalla sperimentazione dell’invio telematico della certificazione di malattia a causa del malfunzionamento del sistema, restano lacune ostative l’intero processo quale, ad esempio, l’invio telematico dei certificati redattial domicilio del paziente, ancora di fatto non praticabile.

Nel caso di un qualsiasi impedimento nella filiera d’invio della certificazione la via alternativa (call center) alla trasmissione telematica si è dimostrata, a tutt’oggi, talmente fallimentare da suggerire l’opportunità di abbandonarla per la sproporzione fra i costi e i benefici ottenibili. Nessuna responsabilità di questi deficit del sistema è dunque attribuibile ai medici, ed appare quindi ancora più assurdo attivare il regime sanzionatorio.

I medici di medicina generale non sono più disponibili a tacere sulle inevitabili conseguenze che l’obbligo di utilizzare un sistema con evidenti deficit di funzionamento comporterà anche per i cittadini, a causa delle ripercussioni negative sui tempi della attività assistenziale e sulla serenità dei professionisti.

Ciò vale certamente sia per i medici convenzionati che per i colleghi ospedalieri, tutti obbligati e sanzionabili nello stesso modo a norma del d.lvo 27 ottobre 2009, n. 150.

A buon diritto, perciò, tutte le categorie coinvolte chiedono insieme che le Aziende sanitarie forniscano i mezzi tecnici ed i supporti necessari per poter provvedere all’invio telematico dei certificati di malattia senza compromettere l’attività assistenziale e che venga prevista l’alternativa del cartaceo come procedura vicariante in caso di sopravvenienti cattivi funzionamenti.

Fino ad ora le reazioni dei medici sono state contenute, oltre che dalla responsabilità già ricordata della maggioranza delle loro Organizzazioni rappresentative, solo dall’attenzione, dall’ascolto e dalla mediazione operata dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio.

Con l’approssimarsi della scadenza del 31 gennaio 2011, la constatazione che, sia da parte del Ministero dell’Innovazione che da parte di alcune regioni, “sperimentazioni inadeguate o fallite” sono dichiarate unilateralmente, con forzature demagogiche o derivanti da necessità di bilancio, “concluse con successo”, pone i medici non solo nella condizione di non poter collaborare, ma di dover contrastare pubblicamente un processo applicativo, che maschera e sottostima le inadeguatezze del sistema e minaccia sanzioni severe agli inadempienti.

In questo modo si ingannano i cittadini e si mortificano inutilmente i medici. La Fimmg, come ribadito in sede congressuale, è pronta a mettere in campo tutte le azioni sindacali e le risorse economiche necessarie a difendere, nelle sedi deputate, la categoria o i singoli medici che fossero sanzionati in modo inappropriato per effetto del “decreto Brunetta”, supportata in questo dal parere di diversi legali che ne sostengono l’incostituzionalità per l’illegittimo esercizio della delega.

Con questa lettera la Fimmg lancia l’ultimo appello affinché la buona volontà dei medici non sia vanificata da una arrogante quanto disinvolta applicazione di una legge nella quale leggiamo con amarezza, una regia applicativa ispirata da una profonda disistima ed una ingenerosa mancanza di rispetto per la nostra professione.

La Fimmg ribadisce la Sua assoluta disponibilità a promuovere ulteriori progressi dell’e-health e del Sistema tessera sanitaria, purché i metodi di sperimentazione e introduzione siano graduali, ispirati al buon senso e al raggiungimento concreto del risultato, che non può prescindere dal coinvolgimento e dal consenso dei professionisti interessati, consapevoli che i cittadini misureranno il risultato nei fatti e non sui media”.

Stamattina sempre la federazione dei medici di medicina generale aveva diffuso i dati sulla Lombardia dove ben il 97% dei medici di famiglia utilizza il sistema di certificazione on-line e riesce a trasmettere oltre il 70% dei certificati attraverso la rete informatica regionale. In questo contesto ricorda la Fimmg rimane però una forte criticità nel funzionamento del sistema. “Pur disponendo al 90% di una connessione a banda larga e di un sistema di ricerca anagrafica messo a disposizione dalla Regione, molto efficiente e gradito – precisa la nota - oltre il 90% dei professionisti segnala gravi blocchi il lunedì mattina (giorno in cui circa 400.000 cittadini lombardi si recano negli studi del proprio medico di famiglia) e dichiara che è impossibile trasmettere il certificato, vedendosi costretto a ricorrere alla certificazione cartacea per evitare inutili attese agli assistiti. E' quanto emerge dall'ultimo sondaggio on-line della Fimmg Lombardia su un campione di oltre 300 medici.

Per quanto riguarda la certificazione di malattia in seguito a una visita domiciliare i medici ritengono più utile l’utilizzo della certificazione cartacea rispetto alla possibilità di rivolgersi al call center, una procedura non prevista in Lombardia, ma - come emerso da indagini della Fimmg nazionale - di scarsa praticabilità e compatibilità con l’attività clinica.

“I nostri medici dimostrano di utilizzare realmente e con spirito di servizio lo strumento informatico quando rappresenta un modo per velocizzare e migliorare l’assistenza al cittadino: è questo che serve al sistema - dichiara Fiorenzo Corti, segretario regionale della Fimmg Lombardia - L’obiettivo è curare bene i pazienti, ridurre i tempi della burocrazia e non raggiungere percentuali del 100%, traguardo tipico di posizioni ideologiche e di schemi burocratici appartenenti a una cultura estranea alla ragionevolezza e al buon senso della nostra gente e delle nostre istituzioni. Ritengo sia necessaria una proroga dell'avvio delle sanzioni previste per i prossimi giorni in caso di mancata trasmissione telematica: anche in una regione come la nostra, all’avanguardia in termini di informatizzazione del servizio sanitario, i medici di famiglia potrebbero essere sottoposti a gravi penalità nonostante l'enorme sforzo effettuato e gli ottimi risultati raggiunti in questi mesi".

(fonte: CorriereComunicazioni)

lunedì 17 gennaio 2011

La Consulta boccia l'Emilia Romagna sull'uso off label dei medicinali


Il ricorso a pioggia alla prescrizione "off label" dei medicinali - ovvero per indicazioni diverse rispetto a quelle previste per la commercializzazione (Aic) - a parità di efficacia e sicurezza e nella rispetto della libertà di scelta terapeutica non può essere giustificata soltanto alla luce della minore spesa per il Ssn.
A ribadirlo sono stati i giudici della Corte Costituzionale che nella sentenza n. 8/2011, depositata ieri, hanno dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 35 della legge n. 24/2009 dell'Emilia Romagna, che aveva previsto proprio la possibilità per la Regione di prevedere - in fase di aggiornamento del Prontuario terapeutico regionale e avvalendosi della Commissione regionale del farmaco - «l'uso di farmaci anche al di fuori delle indicazioni registrate nell'autorizzazione all'immissione in commercio».
Esprimendosi su ricorso del presidente del Consiglio notificato nel febbraio 2010 i giudici hanno ritenuto la norma in pieno contrasto con le norme che assegnano allo Stato la piena responsabilità su sperimentazione, certificazione d'efficacia, non nocività e impiego terapeutico dei medicinali a tutela della salute pubblica, responsabilità che lo Stato esercita facendo ricorso alle competenze tecnico-scientifiche dell'Aifa.

Allo stesso modo le disposizioni statali circoscrivono il ricorso ai farmaci "off label" a condizioni eccezionali e ad ipotesi specificamente individuate dall'Agenzia, il cui ruolo sarebbe stato viceversa completamente eluso dalla norma bocciata dai giudici. Una "libertà" non concessa - chiosa la Consulta - neanche al legislatore, tenuto comunque a fare riferimento alle evidenze scientifiche fornite da istituzioni scientifiche nazionali e sovranazionali quando c'è in gioco la disciplina relativa all'appropriatezza terapeutica.
IL TESTO DELLA SENTENZA

(fonte: Sole24ore)

mercoledì 12 gennaio 2011

Brunetta attacca Tremonti: "Ricette online ferme al Tesoro"

11 gennaio 2011

Il ministro della PA e Innovazione sollecita l'emanazione dei decreti attuativi del provvedimento, bloccati da tre mesi in via XX Settembre

Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta sollecita il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ad emanare i provvedimenti attuativi per l'avvio della ricetta medica elettronica. In una lettera inviata ieri a Tremonti, come si legge in una nota di Palazzo Vidoni, Brunetta sottolinea come dalla realizzazione della ricetta medica elettronica, prevista dalla normativa vigente in materia di controllo della spesa medica, potranno derivare consistenti benefici sia per il bilancio statale, sia nella qualità del servizio reso ai cittadini. 


«La normativa, tuttavia - precisa Brunetta - demanda ai provvedimenti attuativi del tuo Ministero l'avvio della diffusione della suddetta procedura telematica».


Il ministro della Pubblica amministrazione ricorda al collega Tremonti di avergli già proposto, con una lettera dello scorso 25 ottobre, un incontro «con i nostri collaboratori per individuare una condivisa linea di indirizzo che portasse alla sollecita realizzazione di questo importante obiettivo». 


«Non avendo avuto riscontro alla mia precedente missiva, ti rinnovo la richiesta - afferma ancora Brunetta - di definire al più presto i provvedimenti attuativi della norma in questione di competenza della tua amministrazione, nella convinzione che l'utilizzo della ricetta medica elettronica rappresenti un importante avanzamento nell'applicazione delle tecnologie digitali nella pubblica amministrazione e, nel contempo, determini concreti vantaggi per il bilancio statale derivanti dal monitoraggio delle dinamiche della spesa sanitaria».