Marianna Castelluccio
Ad adottarlo, per ora, solo 5 regioni italiane. Intanto la Conferenza Stato-Regioni, il 10 febbraio scorso, ha approvato le linee guida nazionali. Ne parliamo in altro articolo. Obiettivo: colmare il gap. Ma resta lo scoglio della discrezionalità regionale. Se ne è parlato di recente nel seminario su “La qualità nel Fascicolo sanitario elettronico personale”, svoltosi al Politecnico di Milano, promosso dal Dipartimento di Bioingegneria.
Era gennaio 2009 quando il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, presentava il Piano quadriennale di e-government 2012. Tra gli obiettivi quello di implementare l’alfabetizzazione informatica e digitalizzare la Pa attraverso l’erogazione di servizi online. Un programma di svecchiamento del rapporto cittadini-governo, applicato anche alla sanità attraverso il progetto di e-health: per garantire la salute pubblica e offrire servizi evoluti, in ambito medico, attraverso la rete Internet.
Oggi, a distanza di 2 anni, quello che si registra a livello di e-gov ed e-health, è il divario tra le diverse regioni italiane. Sono ancora poche, e collocate soprattutto nel centro-nord, le realtà virtuose. Nell’ambito della salute, solo poche regioni come la Lombardia, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Campania, la Toscana, le Marche e la Sardegna, hanno avviato, a vario titolo, attività progettuali per l’applicazione dell’ICT (Information and Communication Technology) alla sanità e alla medicina. Si tratta di programmi per l’implementazione di servizi quali la telemedicina, le certificazioni e le prescrizioni digitali, le prenotazioni online, i fascicoli sanitari elettronici.
Per colmare il gap presente sul territorio, il governo si è deciso a intervenire con azioni mirate all’accelerazione del processo di digitalizzazione. Lo scorso 10 febbraio, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le Linee guida, proposte dal Ministero della Salute, per una omogenea progettazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) su base nazionale ed europea.
Che cos’è ed a che cosa serve il FSE?
E' una vera e propria carta d’identità sanitaria, in grado di migliorare l’assistenza del paziente e di garantire un intervento rapido ed efficace in caso di emergenze, ovunque il cittadino si trovi. Il Fascicolo Sanitario Elettronico è realizzato dalle singole Regioni e Province Autonome, previo consenso della persona interessata. Contiene dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario, che riguardano eventi clinici presenti e trascorsi. Una volta attivato, e fino a indicazione contraria del paziente, il FSE copre l’intera vita del malato, riportando continui aggiornamenti, inseriti di volta in volta dai soggetti (nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale e dei servizi socio-sanitari regionali) che prendono in cura l’assistito.
Utile nelle urgenze
In caso di emergenza, il FSE permette agli operatori sanitari di inquadrare immediatamente il paziente. Questo perché il documento, attraverso un profilo sanitario sintetico (detto anche patient summary), riassume la storia clinica della persona e la sua situazione corrente. La presenza di un set predefinito di dati clinici significativi agevola e accelera l’elaborazione della diagnosi e l’eventuale prescrizione di cure farmacologiche adeguate. Lo scopo del “documento sintetico” è favorire la continuità di cura e ottenere un rapido inquadramento del paziente, proprio nel momento di un contatto non predeterminato quale può essere una situazione di emergenza e di pronto soccorso.
Qualche esempio di dati contenuti nel patient summary? Le generalità del paziente. I dati del medico curante. I dati di eventuali persone da contattare, nel caso il soggetto soccorso sia un minore o persona incapace di intendere e volere. Il gruppo sanguigno. Eventuali intolleranze, allergie, reazioni avverse ai farmaci. Problemi di salute rilevanti e terapie in corso. Vaccinazioni. Protesi, impianti, ausilii.
Come si accede
Il Fse è personale e privato. Possono accedervi solo gli operatori sanitari autorizzati e il paziente. L’accesso, così come accade per tutti i servizi erogati in rete dalle Pa per i quali sia necessaria l’autenticazione informatica, avviene tramite la carta d’identità elettronica (Cie) o la carta nazionale dei servizi (Cns). Tuttavia, l’accesso può essere consentito anche attraverso strumenti di autenticazione forte, come le smart card rilasciate da certificatori accreditati, o debole, come userid e password, o ancora tramite altre soluzioni purché siano rispettate le misure minime di sicurezza contenute nel decreto legislativo 196 del 30 giugno 2003.
Documenti indispensabili e integrativi
Il FSE è costituito da un nucleo minimo di documenti indispensabili e da documenti integrativi opzionali. Sono documenti indispensabili: i referti, i verbali del pronto soccorso, le lettere di dimissione, il profilo sanitario sintetico. Questi elementi devono essere resi disponibili a livello regionale, al fine di garantire all’assistito il diritto alla cura, anche in caso di eventuali cambi di residenza da una regione all’altra. I documenti integrativi sono: le prescrizioni (specialistiche, farmaceutiche, ecc.), le cartelle cliniche di ricovero (ordinario e day hospital), i bilanci di salute, l’assistenza domiciliare (con scheda, programma e cartella clinica), i piani terapeutici, l’erogazione di farmaci, i certificati, l’assistenza residenziale. Si chiamano integrativi perché sono scelti e inseriti nel Fse liberamente dalle singole Regioni e Province autonome, in base al livello di maturazione del processo di digitalizzazione o delle politiche territoriali in atto.
Esiste un taccuino personale
Si tratta di una sezione interamente riservata al paziente. Qui il titolare del Fse può inserire dati e appuntare orari e giorni di eventuali visite. È una sorta di diario sanitario. Contiene: dati e informazioni personali riguardanti ad esempio il nucleo familiare, l’attività sportiva svolta; file di documenti sanitari quali, ad esempio, referti rilasciati da strutture non convenzionate, referti archiviati in casa; un diario degli eventi rilevanti (visite, esami diagnostici, misurazioni di parametri di monitoraggio); promemoria per i controlli medici periodici. In questo modo il paziente può arricchire il Fse di informazioni che descrivono il proprio stato di salute, anche se questo tipo di dati e documenti risulteranno “non certificati”.
Contiene la dichiarazione sulla donazione di organi
Il FSE mette a disposizione del cittadino uno spazio per esprimere la propria posizione riguardo la donazione di organi e tessuti. Grazie a questa funzionalità, il paziente può, in maniera autonoma o tramite il proprio medico curante, indicare la volontà di donare o meno organi e tessuti, così come previsto dalla legge 91 dell’1 aprile 1999 e dal decreto ministeriale dell’8 aprile 2000. L’informativa garantisce la facoltà di variazione in ogni momento.
Di FSE si è parlato nel seminario di approfondimento “La qualità nel Fascicolo sanitario elettronico personale” tenuto il 17 e 18 febbraio scorso, al Politecnico di Milano, dal dipartimento di bioingegneria (www.sanitadigitale.polimi.it). A presiedere l’incontro il Prof. Francesco Pinciroli, Professore ordinario di bioingegneria al Politecnico di Milano e Honorary visiting professor at the City University of London. A lui abbiamo rivolto qualche domanda.
Il FSE rientra nell’ambito dello sviluppo di una sanità centrata sul cittadino. Perché?
Perché migliora l’efficienza del servizio sanitario e semplifica l’esercizio del diritto alla salute. Una raccolta corretta e più esauriente possibile dei dati clinici del paziente agevola la pratica medica quotidiana e la gestione clinica del malato, oltre a garantire un corretto iter delle prestazioni fornite dal sistema sanitario. In un quadro di ammodernamento della sanità, il FSE risulta uno strumento indispensabile. Da un lato, assicura la focalizzazione sulle evidenze del malato, monitorate di volta in volta da professionisti esperti. Dall’altro favorisce la continuità, anche su lunghe durate temporali, dell’osservazione e dell’assistenza del paziente.
E' possibile che il documento entri a pieno regime entro il 2012 come previsto dal Governo?
Le presentazioni di modelli di Fse e le “esperienze sul campo” riportate, durante il seminario, dai diversi operatori sanitari, non aiutano a crederci. Rilevanti rimangono, tuttavia, i mezzi disponibili agli assessorati regionali e al governo centrale per una concreta implementazione del documento. È necessario valorizzare le risorse e attingere alle competenze, che ci sono.
L’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei?
Rispetto alle situazioni britannica e francese, presentate al seminario, non ravviso distanze significative. In questo momento, a livello europeo, è forse la realtà tedesca a vivere una situazione di “ritardo” tecnologico-sanitario, relativo al FSE, a servizio del paziente.
Ci sono esempi di regioni italiane virtuose?
Sì, si trovano soprattutto al nord. Penso alla Lombardia, alla Toscana, all’Emilia Romagna, al Friuli Venezia Giulia, alla Sardegna. Piccoli passi si stanno facendo anche in realtà come la Campania, la Puglia, la Sicilia. Quello che si registra oggi, a livello nazionale, è uno sviluppo disomogeneo, seppur comprensibile. Il Servizio sanitario nazionale è articolato su tre differenti livelli di autonomia politico-istituzionale che comprendono Stato, Regioni e Aziende locali. Questo alimenta la discrezionalità. A scapito del diritto all’uniformità di trattamento sanitario su tutto il territorio nazionale. Non dimentichiamo che nel nostro Paese l’assistenza sanitaria deve essere riconosciuta di diritto e non, come invece accade in nord America, solo se si è titolari di un contratto di assicurazione. Il compito delle istituzioni è perciò controllare, per quanto possibile, le discrezionalità locali e creare modelli di riferimento sovra regionali, come può essere quello di un FSE unico.
Il premio Nobel per l’economia John Forbes Nash dice che «l'efficacia di un’azione è massima se è vantaggiosa per il singolo e per il gruppo». Cosa garantisce il Fse al paziente e cosa invece al sistema sanitario?
I vantaggi sono molteplici e riguardano migliori livelli di cura e assistenza per i malati, con una riduzione sensibile dell’errore umano, e calo della spesa per il sistema sanitario. Il FSE aiuta i cittadini a creare un promemoria per uso personale. Permette ai medici di famiglia sia di monitorare al meglio lo stato di salute dei propri assistiti, sia di conoscere, dal punto di vista sanitario e socio-sanitario, nuovi pazienti, che hanno ad esempio deciso di cambiare il proprio medico curante. Il documento facilita il “passaggio” di referti tra medici specialisti o l’invio di comunicazioni, come può essere una lettera di dimissioni, che l’ospedale indirizza al medico di famiglia. Può inoltre sostituire la cartella clinica cartacea, consentendo il “passaggio di consegne” in corsia tra colleghi, ad esempio al cambio di turno. Può facilitare, in caso di urgenze, il lavoro dei medici del pronto soccorso. Ed è in grado di monitorare i costi dei trattamenti ricevuti dal singolo paziente o di quelli erogati dal medico.
Il fascicolo sanitario elettronico tutela la privacy dei cittadini?
Sì. Dall’istante in cui il cittadino chiede la creazione del proprio Fse, al momento in cui decide di cancellarlo dagli archivi regionali. Alla costituzione del FSE, il paziente sottoscrive un’informativa, così come previsto dal dlgs 196 del 2003, che garantisce un trattamento dei dati personali improntato sui principi di correttezza, liceità, trasparenza e tutela sia della riservatezza, sia dei diritti individuali. Il Fse si adatta alla libera volontà del titolare, che con il proprio consenso ha facoltà di: permettere o meno la costituzione del proprio FSE; far confluire in esso, in modo parziale o completo, i dati relativi al suo stato di salute pregresso e/o attuale; esercitare il potere di controllo su chi può accedere al fascicolo, fissando anche un filtro sui gruppi di informazioni visualizzabili. Tutte queste scelte sono modificabili in qualsiasi momento. È importante però che la persona riconosca la rilevanza del Fse e di una sua organizzazione dettagliata. Il documento, per essere realmente efficace, deve essere in grado di documentare l’intera storia sanitaria dell’assistito, mediante la raccolta di una nutrita quantità di informazioni, ai fini del miglioramento del processo di cura.
E' realizzabile un FSE unico a livello europeo?
E' auspicabile. E le difficoltà, come si potrebbe erroneamente pensare, non sono legate tanto alla lingua, quanto a un appropriato riconoscimento del documento. Il FSE deve trovare un’adeguata collocazione, oggi ancora assente, nei bandi del ministero della Salute o del ministero dell’Università e della Ricerca.